Brugole, che passione!

Teatro

È un’encomiabile macchina scenica. Un congegno ad orologeria perfetto. Un meccanismo ad incastro non solo di parole puntuali e ben costruite, ma anche di tecnica di avvitamenti, di montaggio e smontaggio. Che offre infinite possibilità. Sulla scena i due indaffarati protagonisti – e un terzo, l’inventore, che sbucherà improvvisamente da dietro uno scatolone – hanno a disposizione sette assi rosse, cinquantaquattro viti e due brugole con le quali per cinquanta minuti danno forma a molteplici arredi: letto, tavolo, biblioteca, armadio, pianoforte, banco di scuola, tapin roulant, e altro ancora, con la semplice – ma in realtà assai complessa – operazione di smontatura e assemblaggio.

Brugole è il titolo di questo spettacolo nell’arguta e sorprendente scrittura scenica di Lisa Nur Sultan che ne cura anche la regia insieme ad Emiliano Masala. Vincitore della scorsa edizione del premio Nuove Sensibilità, lo spettacolo nasce «da una riflessione sulle costrizioni invisibili di cui siamo vittime – spiegano i registi –, i divieti interiorizzati, gli imperativi acriticamente accettati, la fede nelle scelte di massa».

Nella frenesia di un illusorio riempimento della vita, con quelle brugole in mano sempre in azione, si dialoga a raffica. Ci si racconta, si fanno domande cui prontamente l’altro risponde o controbatte; ci si nega, si litiga, si balla, si urla, si ride. Ma il loro è solo un girare a vuoto, una supplire ad una mancata progettualità di vita, ad una precarietà non solo lavorativa ma esistenziale. L’autrice la sa raccontare con umorismo e leggerezza, senza la pesantezza di un argomento oggi realisticamente e drammaticamente serio. Sono impeccabili, nella manualità frenetica ed espressiva, Elisa Lucarelli e Leonardo Maddalena a formulare opportunità, sogni ad occhi aperti, ansie, espressi in quella trappola scenica che essi stessi si costruiscono incapaci di uscirne fuori.

 

Al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.

 

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I “Cats” miagolano in italiano

 

I gatti del musical più famoso al mondo hanno ottenuto cittadinanza italiana. Acquisiti i diritti d’autore dell’opera cult di Andrew Lloyd Webber, Saverio Marconi e la Compagnia della Rancia hanno costruito uno show spettacolare. Anche se, in parte, deludono le nuove coreografie alquanto scontate di Daniel Ezralow, il resto è un trionfo di scene (al posto della discarica un luna park), maschere, costumi. Ed eccellente musica dal vivo. Tratta da alcune spiritose poesie di T.S. Eliot, l’esile storiella dei gatti che annualmente si riuniscono attorno al vecchio Deuteronomio per decidere chi quella notte sarà destinato ad entrare nel paradiso dei felini, consiste in una serie di numeri in cui ciascuno si presenta. E una seconda parte, più frizzante e animata, in cui i gatti danno vita ad uno spettacolo pieno di acrobazie e danze di gruppo. Dal vanitoso, al buongustaio, al mago, al seduttore, al malvagio, sfila un campionario di quadrupedi con al centro l’ex soubrette Grizabella, spelacchiata e zoppicante, emarginata, che infine si rivelerà la più meritevole, quella che ispira compassione. Sua la celebre melodia Memory, che ne ha fatto la forza e la bellezza di Cats insieme alla colonna sonora giocata tra rock e melodramma.

 

Al Sistina di Roma e in tournée.

 

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