Briciole di vita
Ci si addentra in queste pagine di poesia, come si entra nell’anima altrui. In punta di piedi. Ci si affaccia con timore, per non profanare nulla, per non urtare nulla. Ci si addentra con delicatezza, come si spinge il portone appena accostato d’una chiesetta di campagna, solitaria, silenziosa sotto il sole. Per cogliere, nella penombra, i lievi sussulti di vita, gli intimi battiti del cuore. Per odorarne i profumi preziosi, umili, semplici, della vita quotidiana. Superato il varco, poi si prende confidenza e ci si addentra sempre di più, nei sentieri dell’anima altrui; ma sempre in punta di piedi, quasi trattenendo il fiato. Si cammina lungo i corridoi, si toccano le pareti, ci si sofferma a guardare con riservatezza nelle stanze: per sentire il respiro di frammenti di vita, ingioiellati da lievi ritagli di poesia. E così, Antonietta, Linda, Marilena e Silvia ci aprono l’uscio della loro anima. Per farci sbirciare un po’ dentro; ci invitano lì, per gustare delle loro più intime emozioni; per mostrarci i segreti dei piccoli semi di vita che germogliano nell’oscurità del loro cuore; per raccontarci quello che fa loro tremare di tenerezza, bruciare di malinconia, vibrare d’amore. Non ci nascondono le loro tristezze, la loro voglia d’infinito, le loro sconfitte. Raccolgono le loro briciole di vita e ce le offrono come fossero preziosi diamanti, ben consapevoli che non sono altro che briciole. Ed è proprio questa consapevolezza, che ce le fa vedere diamanti. Perché ogni briciola è intrisa della loro vita. La loro poesia sfugge alle catalogazioni letterarie; è tutta immediatezza; tutta vitalità; tutta voglia di farci partecipare ai loro intimi tesori. Queste frasi, tratte dall’introduzione di Briciole di poesia (Ages Editore, 2004) ci aprono le pagine del libro appena pubblicato da quattro donne di Torino. Un libro un po’ singolare. Nessuna delle autrici infatti si ritiene poetessa. Antonietta, Linda, Marilena e Silvia, hanno sperimentato che la vita è un’avventura meravigliosa e che vale la pena spenderla per un amore. L’hanno sperimentato quando, in momenti diversi della loro esistenza, hanno conosciuto l’Ideale dell’unità di Chiara Lubich. Non si conoscevano prima: avevano storie diverse, età diverse, diverse esperienze. Si sono trovate riunite da un ideale: vivere una vita soprannaturale nella normalità del quotidiano. Così si sono conosciute; così, un po’ alla volta – una confidenza tira l’altra – hanno capito d’avere in comune anche la passione per la poesia. Hanno tirato fuori dai cassetti le pagine delle loro liriche. Scrivere, disegnare stati d’animo, buttare sulla carta emozioni e ricordi… da tempo uno sfogo che di tanto in tanto affiora , confida Linda. Una sera pensando ad uno spettacolo da realizzare con altri, scelgo una poesia che vorrei far leggere da un attore e lancio una proposta ardita: perché non pubblichiamo le nostre poesie? Un desiderio così, in realtà quasi un sogno non realizzabile. Ma il sogno s’è realizzato ed nato questo libretto. Che non ha altra pretesa se non quella di essere un dono. Il dono di farci entrare nelle loro vite. Mi è sempre piaciuto scrivere – racconta Antonietta -; ho iniziato quando avevo circa 15 anni e, nonostante non avessi avuto un’istruzione adeguata, ho scritto tanto, di tutto. All’inizio come tante ragazzine avevo molti sogni nel cassetto, ma il piccolo paese alle falde del Vesuvio in cui abitavo non prometteva di realizzare nulla di ambizioso; anche se era un luogo molto pittoresco, dove la natura trionfava su ogni cosa e suscitava tante sensazioni. Le mie prime poesie erano tutte ispirate a quelle bellezze naturali che mi circondavano di tanta felicità. La mamma e la nonna erano mie grandi fan, e nelle sere d’inverno passate in loro compagnia, vicino alla stufa, leggevo quello che scrivevo e loro ed erano talmente tanto contente che il più delle volte la nonna chiedeva il bis, colmandomi di gioia. All’inizio di questo progetto mi sono sentita inadeguata, ma comunque pronta a buttarmi in quest’avventura. Volevo che le mie poesie fossero un dono per gli altri. Alla fine dell’adolescenza – dice invece Silvia – dopo il distacco un po’ forzato dalla terra dove sono cresciuta, l’Uruguay, che amavo e amo ancora con tutto il cuore, ed in particolare dopo il matrimonio, ho incominciato a sentire delle profonde ispirazioni che dovevo portare subito sulla carta in qualsiasi luogo mi trovassi. Sono nate così le mie poesie Non presumo di saper scrivere, so molto bene che i poeti sono un’altra cosa; ma penso che tutto ciò che Dio ci ispira è dono e va donato ad altri. Io scrivevo esclusivamente per me – aggiunge Marilena -. Era come un gioco. Quando andavo in crisi, o qualcosa mi faceva male, a volte mi venivano parole che seguivano un ritmo. A un certo punto, mi sono accorta che ero gelosa di queste parole, e pur avendo scritto che non mi appartenevano più, in realtà le tenevo ben strette. Ho provato a staccarmene, facendole leggere ad altri. E quando mi hanno parlato del tentativo del libro, sono stata felice di metterci qualcosa anch’io. Fra noi è stato stimolante conoscerci, apprezzare i reciproci talenti. Spero che queste pagine possano trasmettere la stessa gioia che hanno dato a noi. Al gruppetto delle quattro poetesse s’è subito aggregata Bruna che, entusiasmata dell’idea, s’è improvvisata capo redattrice. Poi Salvatore, esperto di editoria ed appassionato di poesia. Quindi Rosa e Maria Vittoria, che hanno partecipato al libro accompagnando le liriche con le loro discrete e illuminanti illustrazioni. Mi piace dipingere – dice Rosa -; l’invito ad illustrare il libro m’ha fatto rimbalzare indietro nel tempo ad un momento della mia adolescenza, quando i miei disegni erano per lo più delle interpretazioni di poesie che il mio professore di disegno apprezzava molto ed incoraggiava. Maria Vittoria racconta: Ho accolto l’invito ad illustrare questa raccolta di poesie con molta perplessità. Io dipingo fiori, paesaggi, ritratti, dal vero o più spesso da fotografie. Lo faccio fin da bambina per un piacere personale e per dare piacere a chi guarda i miei disegni, ma non ho fatto alcuna scuola d’arte, e non mi sono mai considerata un’artista. Ho accettato di partecipare a questo libro mettendo le mani avanti: io ci provo, ma se non ne viene niente mi ritiro di buon ordine. Ora ce l’abbiamo fatta… Ma quel che più mi è più piaciuto di questa piccola impresa è stato il rapporto che s’è creato fra di noi: quando ci trovavamo a leggere e scegliere i testi da pubblicare, si discuteva e poi ci si ritrovava tutte d’accordo. In ognuna c’erano disponibilità, umiltà, giusto orgoglio per la propria opera; ma anche gioia nel farne parte alle altre, disposte anche eliminare quella tale propria poesia, quel disegno, purché ciò che ne risultasse fosse frutto dell’amore che c’era tra noi. Briciole di poesia vuole anche testimoniare che l’impegno delle autrici non si limita all’espressione poetica e artistica: queste sei donne hanno voluto sfruttare la loro passione artistica a favore di persone più bisognose, devolvendo totalmente i proventi del volume a favore del progetto Sos Argentina, un’iniziativa del Movimento Umanità nuova di cui fanno parte. La Ages Arti Grafiche, che gia in passato ha preso a cuore progetti di sviluppo, ha voluto contribuire alla sforzo delle sei donne, stampando mille copie gratuitamente. Abbiamo poi scoperto – racconta Bruna – che il dono della Ages in realtà non è che la somma di vari piccoli doni: un pool di aziende legate all’editoria ha deciso di contribuire al progetto. Una cartiera piemontese ha regalato la carta, una ditta specializzata ci plastifica la copertina, un’altra rilega il libro. Così esso potrà essere fuori commercio, cioè non avrà il prezzo di copertina… perché ci è stato donato.