Brexit. Un voto di protesta
Per la maggior parte dei britannici il risultato del referendum sull’appartenenza all’Ue è stata una sorpresa. Certo erano ben pochi ad amare profondamente l’Unione, ma era perlopiù riconosciuto il fatto che i vantaggi del farne parte fossero maggiori dei numerosi aspetti controversi del “regime” di Bruxelles.
Tuttavia, la conclusione è stata che il voto per la la Brexit è stato più una protesta da parte di elettori frustrati e disaffezionati della classe operaia che una decisione ponderata in favore dell’uscita.
La Bbc ha appena pubblicato un’analisi del voto che conferma questa teoria. Il fattore chiave è stato il livello di istruzione dell’elettore: più alto era il titolo di studio, più era probabile che votasse in favore della permanenza nell’Unione.
La seconda correlazione significativa è quella con l’età: le persone tra i 40 e i 60 anni hanno votato per andarsene in percentuale molto più alta rispetto agli elettori più giovani.
Anche il fattore etnico ha avuto il suo peso, per quanto inferiore rispetto ad età ed istruzione: infatti le uniche zone in cui anche le persone con titoli di studio più bassi hanno votato in gran numero per rimanere nel’Ue sono state quelle con un’alta percentuale di minoranze etniche, in particolare Birmingham e la zona nord di Londra. Ci sono state eccezioni: nella zona ovest della capitale ad esempio, dove molti elettori di origine asiatica hanno votato per l’uscita.
Quindi chi ha votato per la Brexit è generalmente bianco, della classe operaia e oltre i 40 anni d’età: l’esempio più calzante di questa tendenza è stato Middlesbrough, una grande città postindustriale in crisi nel nordest dell’Inghilterra, dove l’87,8 per cento degli elettori ha votato “leave” (cioè a favore dell’uscita). In alcune zone di Middlesbrough solo il 5 per cento della popolazione ha compiuto studi universitari, contro il 20 per cento a livello nazionale.
In Scozia gran parte della popolazione ha votato per rimanere nell’Ue, ma per ragioni assai diverse dall’Inghilterra e dal Galles. Gli scozzesi, che già sono andati vicino al voto per l’indipendenza nel 2014, avrebbero preferito mantenere legami più stretti con l’Europa che tagliare i ponti e dipendere ancora di più dall’Inghilterra, cosa che l’uscita dall’Ue rende più probabile.
Theresa May ricorda spesso che il popolo britannico ha votato in maniera chiara a favore della Brexit, e che lei ha quindi un chiaro mandato di onorare questa decisione: in realtà però c’è stata una vasta minoranza a votare in senso contrario, poco meno del 50 per cento.
La May dovrà fare molta attenzione a come gestirà l’uscita dall’Ue, dato che una parte così vasta dell’elettorato è contraria.
Dopo la sentenza della Corte Suprema, che ha stabilito che la decisione finale non spetta al primo ministro ma al Parlamento, ci sarà la possibilità di riflettere sulla maniera migliore per il Regno Unito di lasciare l’Ue. È un’opportunità che non deve essere sprecata.