Brexit: i laburisti pronti a un nuovo referendum
Nuovo colpo di scena nella saga della Brexit. Jeremy Corbyn, leader del partito laburista britannico, ha annunciato che il suo partito chiederà un nuovo referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (UE) e, in tale occasione, sosterrà l’opzione di restare nel blocco europeo.
Tale svolta giunge dopo mesi di titubanza da parte dello stesso Corbyn che, sebbene abbia sempre espresso l’idea di rispettare il risultato del referendum del 2016, è alla guida di un partito dove gli europeisti e gli euroscettici si muovono in un delicato equilibrio. Poi, dopo un aumento dei consensi negli scorsi mesi ed un forte calo nelle recenti elezioni del Parlamento europeo, è arrivata la decisione di schierarsi apertamente per restare nell’UE e chiedere un secondo referendum dove i cittadini britannici possano esprimersi nuovamente.
La decisione è stata presa anche a seguito della posizione comune concordata da tutti i leader sindacali britannici in merito al fatto che – sia in caso di accordo che in quello di una mancata intesa sulle regole di uscita dall’Unione europea – i laburisti dovrebbero chiedere un referendum e impegnarsi in una campagna elettorale per rimanere nell’UE.
In particolare, Corbyn ha dichiarato che i laburisti si impegneranno per evitare l’opzione di una Brexit senza accordo con l’UE o nel caso di un accordo ritenuto negativo per gli interessi britannici, quello raggiunto dalla Premier dimissionaria Theresa May, che i conservatori vorrebbero rinegoziare con Bruxelles. Per questo, a settembre, Corbyn chiederà Parlamento britannico di tenere un altro referendum e scongiurare una Brexit entro il 31 ottobre, sic et simpliciter, secondo la proroga concessa dal Consiglio europeo.
Infine, in una lettera ai membri del suo partito, Corbyn ha affermato che lo stesso partito laburista ha continuato a credere in un piano di compromesso delineato per la Brexit durante i colloqui tra i vari partiti intavolati dal governo conservatore all’inizio dell’anno quale alternativa sensata che potesse riunire il Paese, contemplando un’unione doganale, una forte relazione sul mercato unico e la protezione delle norme e dei diritti ambientali e di lavoro.