Brevi solidarietà
IN SOMALIA Lotta al kala-azar Migliaia di pazienti sono stati curati nel dispensario medico di Baidoa, in Somalia, grazie alle offerte raccolte il 5 aprile 2007 durante la messa del giovedì santo celebrata dal papa in San Giovanni in Laterano e consegnate al dispensario nel giugno successivo. La somma è stata utilizzata per assistere oltre ottomila cinquecento pazienti, tra cui centinaia di bambini e bambine sotto i cinque anni. La donazione ha anche consentito di iniziare i lavori di ristrutturazione del dispensario, e di intensificare il programma per la cura del kala-azar (leishmaniosi), una malattia altamente letale causata dalla puntura di piccoli insetti, che colpisce soprattutto i bambini e devasta il corpo, prima di portare alla morte. Lo riferisce in un’intervista a L’Osservatore Romano il vescovo di Dijbuti mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio e presidente della Caritas locale A VENEZIA Una badante coraggiosa Un permesso di soggiorno per motivi umanitari a Victoria Gojan, la ventisettenne moldava che un mese fa a Venezia ha salvato la vita all’anziana che accudiva, lanciando l’allarme per una fuga di monossido di carbonio. Victoria era clandestina, e per questo motivo era piantonata all’ospedale in attesa della probabile espulsione. Ma la sua storia era finita sulle cronache nazionali e il sindaco Massimo Cacciari si era augurato che la donna potesse rimanere in Italia. Victoria faceva la badante a due coniugi anziani per 700 euro al mese. La notte del 5 marzo scorso, si è accorta che qualche cosa non andava e, intontita, ha chiamato i soccorsi. Il monossido di carbonio aveva invaso l’appartamento uccidendo Umberto Viviani, il marito di Angela, che in coma è stata trasportata all’ospedale con Victoria, anche lei intossicata dalle esalazioni. Il 12 marzo la signora Angela è uscita dal coma e sta bene. Victoria aveva chiesto un lavoro stabile e regolare, ed è stata accontentata: tra breve, con tanto di permesso di soggiorno, sarà assunta dalla cooperativa Il Cerchio in qualità sarta. COMMERCIO EQUO Giocando s’impara Fair Play è un’espressione dai molti significati, che in termini sportivi si potrebbe tradurre con il termine lealtà. Non è dunque un caso che il primo gioco da tavola sul commercio equo e solidale si chiami così. Partendo dall’economia del cotone, il gioco ne ripercorre la filiera produttiva per scoprire ciò che si cela dietro i capi che ogni giorno indossiamo. I giocatori hanno l’obiettivo di rendere più sostenibile la loro filiera, scambiando carte e punti, ma considerando costantemente l’andamento del gioco altrui per evitare che si esauriscano le risorse disponibili per tutti. Fair Play è stato realizzato all’interno del progetto di educazione allo sviluppo Playng fair alternatives coordinato dalla cooperativa Pangea Niente Troppo in collaborazione con altre organizzazioni italiane ed europee. Il gioco, composto da 112 carte, sei plance giocatore, un tabellone di gioco col relativo regolamento, è destinato a giocatori dai 14 ai 99 anni. Il numero dei partecipanti può variare da due a sei.