Brevi media

IMMIGRAZIONE STRISCIA NELLA NOTIZIA Iresoconti giornalistici che si occupano di immigrazione sono accusati spesso di portare tracce di razzismo e xenofobia. Una affermazione risaputa, fastidiosa, ma purtroppo, a volte, vera. Partendo da questa considerazione, la Caritas Italiana, attraverso la redazione del Dossier statistico immigrazione, e l’agenzia Redattore sociale hanno organizzato a Roma il primo seminario di formazione per giornalisti sui pericoli del razzismo e della xenofobia. Una occasione per conoscere meglio il fenomeno immigrazione ed affinare la sensibilità dei giornalisti sui diversi aspetti che esso coinvolge. Di fronte ad una informazione che spesso affronta l’immigrazione solo per dare cifre o raccontare fatti di cronaca che coinvolgono gli irregolari, i lavori hanno puntato sugli aspetti negativi e positivi del fenomeno, sul rapporto tra immigrazione e criminalità, sulle opportunità di partecipazione degli immigrati alla vita civile e politica del paese, sull’integrazione nei suoi aspetti problematici e nelle sue esperienze riuscite. Attenzione agli argomenti, quindi, ma anche alle parole. Vari gli approfondimenti e le iniziative, come la curiosa campagna Le parole lasciano impronte (www.leparolelascianoimpronte. org), per invitare i comunicatori a scegliere termini che descrivano con esattezza, ma senza ferire, condannare, emarginare. E se evitare discriminazioni nei media è un impegno che coinvolge i comunicatori, anche il pubblico può partecipare. Se si vogliono segnalare episodi in proposito si può chiamare il contact center dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, creato nell’ambito del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. Finora molti sono stati gli immigrati che vi si sono rivolti per fatti di varia natura, mentre sono stati soprattutto gli italiani a chiamare per le segnalazioni di episodi di razzismo nei media. Il contact center, raggiungibile tramite il numero verde 800901010 è gratuito e attivo tutti i giorni dalle otto alle venti. WEB La parola ai giovani Nel mondo ci sono 2,8 miliardi di persone che hanno meno di venticinque anni, perché non coinvolgerli nella ricerca di soluzioni ai problemi globali per il futuro del pianeta? Parte da questo ardito obiettivo il nuovo sito creato dal Cyberschoolbus delle Nazioni Unite che si propone di informare e sensibilizzare i giovani di tutto il mondo coinvolgendoli nella attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio promossi dall’Onu per lo sradicamento della povertà entro il 2015. Il sito (www.cyberschoolbus. un.org/mdgs/i ndex.html o www.millenniumcampaign. org/youth) , costituisce un ambiente interattivo con informazioni sulla situazione economica e sociale del pianeta da scoprire attraverso percorsi guidati e puzzle. Il sito offre ai giovani anche la possibilità di scambiarsi idee e proposte sulle azioni che possono realizzare per raggiungere gli obiettivi. Il Cyberschoolbus delle Nazioni Unite, che ha ideato il sito, è gestito dalla Outreach Division del Dipartimento di informazione pubblica con lo scopo di costruire una comunità globale online di insegnanti e studenti e rendere le Nazioni Unite più accessibili ai giovani coinvolgendoli in una partecipazione attiva alla soluzione dei problemi del mondo. IN LIBRERIA Guerra e media Tre volumi sulla mediaticità della guerra, o sulla guerra dei media, o sui alla guerra, come si vuole. Nicholas Mirzoeff, con Guardare alla guerra (Meltemi Melusine, pp. 197, euro 18,50) analizza l’impatto delle immagini di guerra sui telespettatori, la falsità della maggior parte di esse, la manipolazione che sottostà ad esse. Rossella Rega, con Mediaguerra (Manni, pp. 188, euro 16,00) illustra la metafmorfosi dei media che operano all’interno degli scenari bellici, da una prospettiva eminentemente sociologica. Infine, Maurizio Torrealta, con il volume Guerra e informazione (Sperling & Kupfer, pp. 291, euro 10,50) dà la parola ad alcuni tra i maggiori corrispondenti di guerra e tra i più ferrato mediologi (tra gli altri Fisk, Ramonet, Botteri, Ghezali, Hass…), in un’analisi spietata, e forse un po’ parziale, sulle responsabilità dei media che vanno in guerra e dei politici che usano i media ai loro fini (m.z.) a cura di Anna Lisa Innocenti natone@cittanuova.it

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