Brevi media

MALACOMUNICAZIONE PARLANO DI GOSSIP E DIMENTICANO IL NIGER Una crisi alimentare in Niger coinvolge quotidianamente oltre tre milioni di persone ed i telegiornali la ignorano completamente. È quanto accaduto nel nostro paese nei mesi di luglio ed agosto. A rivelarlo è uno studio dell’Osservatorio sulle crisi dimenticate, a cura di Medici senza frontiere e dell’Osservatorio di Pavia. Nella nostra estate, infatti, i tg delle ore di punta, in onda a pranzo e a cena, su un totale di quasi 436 ore di trasmissione, ne hanno dedicate undici a parlare di spettacolo e pettegolezzi, mentre hanno liquidato le notizie dal Niger in 19 minuti appena. Il dato sorprende ancora di più se confrontato con le scelte di altri network che, in tutto il mondo, hanno invece dedicato molto tempo all’enorme crisi nutrizionale. In questa speciale classifica del disinteresse svettano Italia1 e Rete4 che non ne hanno parlato mai, seguite dal Tg5 che gli ha dedicato un solo minuto. La Rai se ne è occupata per un totale di dieci minuti, mentre il tg de La7 ne ha parlato per otto minuti. GIORNALISMO SPORTIVO Professioniste in campo Non vogliamo più conduttrici solo belle, ma giornaliste serie e preparate. L’affermazione viene dal mondo dei pubblicitari che, chiamati a dare consigli per il successo delle trasmissioni sportive, si sono recentemente espressi per un cambio di rotta nella conduzione dei programmi di calcio. Uno studio della rivista on line Marketing & Tv, condotto su un panel di cento tra pubblicitari e inserzionisti dei principali programmi sportivi, rivela infatti una propensione netta per le conduttrici sobrie e professionali. Ma perché gli sponsor, così attenti ai ritorni economici delle trasmissioni, preferirebbero, nei format sportivi, meno veline e più giornaliste? Perché le prime non sarebbero in grado, secondo quanto emerge dalla ricerca, di suscitare e sostenere il dibattito del dopo partita. Una conduttrice scelta solo per la sua bellezza, secondo il 19 per cento degli intervistati, è un modello che annoia, destinato a spegnersi come ogni meteora, mentre per il 16 per cento offende anche l’immagine della donna. Una giornalista preparata, invece, secondo l’inchiesta, sa mantenere alta l’attenzione e l’interesse del programma, dialogare con gli ospiti, usare un linguaggio chiaro, rispettare la scaletta pur essendo capace di renderla frizzante. La professionalità insomma torna a fare audience. Quando il sondaggio chiede un profilo della conduttrice ideale, la prima qualità che emerge è una cultura sportiva consolidata, seguita da obiettività, equilibrio e rapidità nel saper passare da un argomento all’altro. Gli sponsor danno anche qualche consiglio sul look delle giornaliste: no a vestiti provocanti fine a sé stessi, decisamente meglio eleganza e sobrietà in trasmissioni che, per avere successo, devono privilegiare i contenuti invece della forma estetica. PREMI Un giornalista per il Nobel dell’Asia In Italia forse non è molto conosciuto, ma il premio Magsaysay, che ogni anno viene consegnato in Asia, è considerato il Nobel di quel continente. Nelle sei categorie sono premiate personalità che si siano distinte per il loro l a v o r o contro la povertà ed in difesa dei diritti umani. Tra i riconoscimenti di quest’anno anche quello a Matiur Rahman, giornalista del Bangladesh. Il lavoro che gli ha fatto meritare la nomination è stata la coraggiosa campagna contro l’uso di acidi a causa dei quali, come ha spiegato Rahman, ogni anno circa trecento persone perdono le loro sembianze naturali. L’inchiesta è stata portata avanti nel quotidiano Prothom alo, cioè prima luce, fondato da Rahman nel 1998 e che è il più letto del paese. Il giornalista ha dichiarato di voler devolvere il denaro, ricevuto con il premio, alla fondazione che aiuta gli sfigurati dall’uso di acido, oltre che a favore dei giornalisti vittime di persecuzione politica, contro il traffico illegale di stupefacenti e per informare sui rischi del virus Hiv in Bangladesh. Anna Lisa Innocenti netone@cittanuova.it

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