Il cardinale Braz de Aviz: l’unità base delle relazioni ecclesiali
Un’inconsueta giornata di sole, limpida e calda, ha accolto a Vallo Torinese, ai piedi delle Alpi, l’incontro per i 50 anni dalla fondazione del Movimento parrocchiale, diramazione dei Focolari, nato nel 1967 da un invito di Paolo VI raccolto da alcuni sacerdoti del Movimento, con l’appoggio della loro fondatrice, Chiara Lubich.
Due gli interventi principali della giornata, dopo i saluti dell’arcivescovo di Torino, mons. Nosiglia e quello di Maria Voce (Emmaus), presidente del Movimento, che hanno aperto il convegno. Dopo canti, momenti artistici ed esperienze, l’arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Petrocchi, ha commentato il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 maggio 2016: “Juvenescit Ecclesia”, lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa.
Dio si rivela sempre nella storia e un ardito esempio di coincidenza tra doni gerarchici e carismatici, nella chiesa locale, si può vedere nella parrocchia di Vallo Torinese: un paese sconosciuto ai più, ma dove un gruppo di persone (accompagnate dal loro parroco, don Vincenzo Chiarle) ha effettuato un connubio, raro e prezioso, tra fedeltà alla Chiesa gerarchica e presenza di un dono carismatico, come quello legato alla spiritualità dell’Opera di Maria, che rappresenta così un prototipo per tutte le parrocchie che hanno percorso lo stesso cammino. La presenza, in quella comunità, nei sui ultimi anni di vita, del card. Michele Pellegrino, già arcivescovo di Torino, ne sancì, in qualche modo, la peculiarità.
Il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e per le Società di Vita Apostolica, in un intervento che ha lasciato un segno indelebile tra i partecipanti al convegno, ha spiegato come l’anelito all’unità, alla comunione, alla condivisione, sia il motore insostituibile di ogni relazione ecclesiale.
In profonda unità con papa Francesco, questo vescovo brasiliano (“brasiliano, ma buono”, come lo definisce amabilmente il Papa argentino, giocando sulla presunta rivalità tra i due paesi), ha parlato di come il mistero di Gesù, che passa dall’abbandono della croce alla Risurrezione, affidandosi con fiducia al Padre, illumina e può risolvere tutte le difficoltà della nostra vita, a condizione che si abbia la stessa fiducia che Lui ha avuto.
Con semplicità, ma con molta comprensione del suo alto compito, il cardinale Braz de Aviz ha infine ricordato che ogni ruolo nella Chiesa, anche il più importante, è sempre finalizzato al servizio e non al prestigio.
Il ricordo di Maria Orsola Bussone, una giovane parrocchiana di Vallo, morta per un incidente nel 1970 e dichiarata “venerabile”, ha accompagnato la giornata: lei, esempio di un tipo di santità collettiva, che la Lubich ha sempre auspicato per tutto il suo movimento.