Brasile: un’alluvione che trasforma il territorio

A Porto Alegre e nello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul, la crisi climatica si è manifestata con una spaventosa alluvione: a causa delle piogge, i fiumi hanno inondato ampie zone abitate. Il bilancio provvisorio è di oltre 140 vittime, 130 dispersi e 500 mila sfollati. «Intere città dovranno cambiare posto», dicono gli esperti
Porto Alegre, Brazil, 12 maggio 2024. Ansa EPA/Sebastiao Moreira

«Un monito per l’umanità. Il pianeta ci ha presentato una fattura». Così il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha definito le inondazioni che hanno allagato nientemeno che l’80% dei comuni del ricco Stato di Rio Grande do Sul, causando ad oggi oltre 140 morti, 130 dispersi e 500 mila sfollati. Numeri destinati purtroppo a crescere.

È il peggiore disastro naturale della storia della regione. Intanto, nuove precipitazioni hanno implicato la sospensione delle operazioni di soccorso. Mancano acqua potabile, cibo ed elettricità. Ben 1,5 milioni di cittadini hanno subito danni. A Canoas, nell’hinterland della capitale Porto Alegre, migliaia di persone fanno la fila per ricevere di che nutrirsi. La metà dei 153 mila abitanti ha dovuto abbandonare la propria abitazione. Le acque turbolente e fangose hanno travolto ponti, infrastrutture elettriche, hanno devastato campi. Circa 70 mila sfollati hanno trovano alloggio presso chiese, scuole ed altri edifici pubblici. Non potranno fare ritorno a casa per almeno due settimane. Intanto gli aiuti umanitari, frutto della solidarietà di tanti brasiliani attraverso raccolte di fondi diffuse via whatsapp e social, giungono persino a con piccoli arerei costretti ad atterrare sull’asfalto delle strade statali, dato che l’aeroporto internazionale di Porto Alegre è anch’esso sott’acqua o invaso dal fango. Molti si avventurano con natanti privati per portare in salvo persone bloccate in casa.

Se il presente ha toni apocalittici, nubi scure permangono per il futuro a breve e medio termine.

Sono almeno 165 mila le persone che in tutto lo Stato – il cui territorio, di grande sviluppo agricolo, è in gran parte pianeggiante e solcato da fiumi, con laghi e lagune che si estendono fino alla costa atlantica – hanno perso le loro case. E la ricostruzione implicherà uno sforzo urbanistico senza precedenti.

Il disastro è tale che politici come il presidente del Senato federale, Rodrigo Pacheco, propongono la creazione di un “preventivo di guerra” sulla falsariga di quello adottato per la pandemia. Solo per ricostruire le strade si stimano necessari almeno 185 milioni di euro.

Secondo alcuni esperti, come il docente di Ecologia dell’Università Federale del Rio Grande, Marcelo Dutra da Silva, l’elevata probabilità che eventi climatici di simili proporzioni si ripetano fa sì che sia necessario pianificare la ricostruzione evitando le aree basse. In pratica, ampie aree urbane della capitale ed «intere cittadine dovrebbero essere riedificate altrove» ha spiegato Dutra da Silva a Bbc Brasile. «È necessario allontanare le infrastrutture urbane dagli ambienti a maggiore rischio, ovvero le zone basse, pianeggianti ed umide, quelle situate sulle rive dei corsi d’acqua e sui versanti delle colline, e i centri abitati del fondovalle. Dobbiamo restituire alla natura gli spazi più sensibili alle inondazioni».

Ora le acque, seguendo il loro percorso verso il mare, inonderanno altre città, come Pelotas, dove si prevede che il centro sarà sommerso per la prima volta nella sua storia.

I 9 miliardi di euro di aiuti annunciati dal presidente per le vittime coprono solo una parte delle necessità economiche di chi ha perso in certi casi tutte le sue fonti di reddito e/o la sua casa. Anzi copriranno soltanto i primi e imprescindibili interventi. Dovranno seguire altri stanziamenti per evitare che fenomeni meteorologici estremi, che prima non colpivano questi luoghi e che da qui in poi potrebbero diventare normali, causino altri danni.

Il presidente Lula ha presentato un pacchetto di misure infrastrutturali e di prevenzione delle calamità naturali che punta a «correggere decenni di edificazioni disordinate nelle città di questo Paese». Un’affermazione che potrebbe risultare perfettamente adatta in altri luoghi e latitudini. E che, insieme ai fatti che commenta, riecheggia come un oracolo di cui è vitale prendere attentamente nota.

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