Il Brasile incantato e colorato di Lia Rodrigues
È un fantasioso, luminoso, bizzarro patchwork che riempie gli occhi. È un dinamico rito collettivo, un gioco festoso, con l’energia ancestrale della danza di 11 performer dalla diversa fisicità. Encantado, della brasiliana Lia Rodrigues Companhia de Dancas (debutto al festival Oriente Occidente di Rovereto), è uno spettacolo che ammalia per quella distesa, figurativamente sorprendente, di più di un centinaio di coperte coloratissime, con disegni sgargianti di fiori, piante, animali, paesaggi di acqua e di terra: una natura tropicale in continua trasformazione grazie all’uso che ne fanno i danzatori indossandole e rotolandosele in diverse parti del corpo, strisciandovi sotto, assumendo originali pose coi copricapi, dando forma a bizzarre e metamorfiche creature umane e animalesche, a scene di tribù, con ironiche posture allungate, buffe o irriverenti.
Dall’entrata iniziale dei danzatori che srotolano l’enorme tappeto, quello che segue è una passerella da cartoline di un Brasile incontaminato nella sua bellezza naturalistica, un ecosistema animato da spiriti magici evocati dal titolo – gli encantados della mitologia brasiliana sono spiriti dal potere curativo e protettivo – ma anche entità del mondo afroamericano. E la danza dalle atmosfere afro è animata da quel ritmo che gradualmente cresce nei corpi sensuali o sgraziati, stravaganti o animaleschi, dei danzatori, accompagnati dall’esotica musica di un canto tradizionale degli indigeni della minoranza Mbya Guaranì, con un suono percussivo e di voci, crescente e ripetitivo.
Se “Encantado” voleva anche essere – come in altri spettacoli di Lia Rodrigues dove l’aspetto sociale è presente – un atto di denuncia della fragilità dell’ecosistema amazzonico che la deforestazione ha accentuato, qui non se ne coglie la portata anche per via della mancanza di una drammaturgia che dia consistenza alla danza.