Il branco di Hofesch Shechter al ritmo di percussioni
Nato alla fine degli anni ’70, Aterballetto è stato guidato da personalità del calibro di Amedeo Amodio, Mauro Bigonzetti e Cristina Bozzolini – e oggi con la nuova direzione artistica di Giorgio Cristoforetti – che ne hanno garantito la costante crescita con un repertorio che spazia nel vasto lessico del contemporaneo, arricchito nel tempo da nuove coreografie realizzate per l’ensemble dai maggiori coreografi in attività, a testimonianza dell’eccellenza del percorso della compagnia di Reggio Emilia.
Due le coreografie in scena a Ferrara, che sottolineano l’alto livello tecnico e la grande duttilità che accomunano tutti i danzatori. Oltre a Bliss firmato dallo svedese Johan Inger (spettacolo insignito del Premio Danza&Danza 2016 come migliore produzione italiana), costruito sulla musica del “Köln Concert” di Keith Jarrett, e di cui abbiamo già parlato, la novità è rappresentata da Wolf di Hofesh Shechter nome di punta della danza britannica, dove si è segnalato per lavori di grande energia, realizzati su colonne sonore percussive da lui stesso composte o mixate. La performance ha impegnato tutti i 16 componenti della compagnia in una danza energica, pulsante, animalesca nelle posture spesso carponi, striscianti, dalle schiene curve, le ginocchia piegate, le braccia oscillanti o alzate verso il cielo, con movimenti corali dettati da un ritmo martellante.
Uno stile tellurico, quello di Shechter, che scuote la terra e i corpi dentro un trionfo di luci abbacinanti che tagliano la persistente nebbia fra tonfi di suoni meccanici, scrosci d’acqua, rumori di foresta e latrati di cani. Dog, infatti, si chiamava questa creazione nata 10 anni fa per 7 interpreti dello Scottish Ballet e ora rielaborata mutando il titolo in Wolf (Lupo). Nome che richiama una istintività ferina, terrigna, aggressiva, tradotta in movimenti individuali e di branco, con coppie che si toccano, si abbracciano, si strattonano, si sfuggono; o in lotte di avvicinamento e cadute a terra, mentre si inseguono nel contatto refrattario, brancolanti o raggruppati, ritraendosi o attaccando.
C’è una fisicità travolgente, com’è nello stile di Shechter, un lato selvaggio del movimento scaturito da stimoli basilari e primitivi innescati dal ritmo percussivo della partitura sonora firmata dallo stesso Shechter, che genera, nel finale, una danza ancora più vorticosa e travolgente. E si placa improvvisa nell’assolo di un danzatore che batte le mani.
“Wolf”, coreografia, musica, luci e costumi di Hofesh Shechter, additional music Verdi, Bach, ATM and Dance Music by Ophir Ilzetzki. A Ferrara, Teatro Comunale, il 24/2; a Modena, Teatro Comunale Luciano Pavarotti, l’11 maggio 2018.