Bowling a Columbine
Negli Stati Uniti sono in circolazione 250 mila armi da fuoco. Possederle è un diritto sancito da sempre dalla costituzione ed è un fatto talmente normale che addirittura alcune banche danno in regalo un fucile ai loro nuovi clienti. Negli Stati Uniti, però, ogni anno si contano oltre 11mila morti per arma da fuoco e in alcune zone del paese l’omicidio è la prima causa di morte tra i giovani. Michael Moore realizza questo bellissimo e spaventoso documentario per cercare di capire il perché di questa assurdità chiedendosi, ad esempio, cosa spinse nel 1999 due adolescenti a entrare armati fino ai denti nel loro liceo e a uccidere 12 loro coetanei. È solo la facilità di procurarsi un’arma? Moore non la vuole fare così facile e va in Canada, dove gli omicidi ogni anno si contano sulle dita di una mano e in proporzione ci sono ancora più armi che negli Usa. Però lì esiste una situazione sociale diversa: l’assistenza sanitaria per tutti, una vera rete di protezione sociale, un’informazione non monopolizzata, come negli Stati Uniti, dalla violenza e dai fatti di sangue. Inoltre, ipotizza il regista, anche la violenza e la sopraffazione che ispirano la politica estera statunitense possono arrivare a condizionare le giovani generazioni. Insomma, Bowling a Columbine è un folgorante spaccato dell’America di oggi, dove il sogno americano, annichilito dall’odio e dalla paura, sembra definitivamente sepolto sotto una montagna di armi e di morti ammazzati. Regia di Michael Moore.