Bottalico delle Acli: «Referendum in Italia come in Grecia»

Il voto del 5 luglio conferisce maggiore forza contrattuale al paese ellenico nei confronti della Ue e può rappresentare «l'inizio del crollo dell'ultima dittatura rimasta in Europa, quella dell’attività finanziaria speculativa» dice il presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani. Senza giustizia sociale si rischia il collasso, anche nel nostro Paese.
Grecia vota No

Alcuni organi di stampa hanno presentato la vittoria del no al referendum del 5 luglio in Grecia come un voto contro l’Europa. Di tutt’altra idea è il presidente delle Acli, Gianni Bottalico, secondo il quale siamo di fronte ad un segno dei tempi, l’inizio del «crollo dell' ultima dittatura rimasta in Europa, quella dell’attività finanziaria speculativa». «L’Europa è riformabile, ci dice in questa intervista».   

L’esito del voto sarà più comprensibile nei prossimi giorni, ma intanto possiamo dire chi sono gli sconfitti?

«Ne vedo due in particolare.Il primo è l'establishment tecnocratico e politico che ha reso irriconoscibile il progetto europeo delle origini, dando una priorità assoluta e insensata agli interessi della finanza internazionale, a scapito della dignità del lavoro e della democrazia».

E il secondo?

«Senz’altro il blocco delle forze populiste e nazionaliste che cavalcando lo scontento diffuso per la crisi, rischiano di sfasciare l'Europa».

Eppure proprio la mossa di Tsipras è stata vista come una furbata populista..

«Tutt’altro. Il voto greco dimostra un ritorno della sovranità popolare. L’esito del referendum conferisce alla Grecia maggiorforza contrattuale, ottenuta nonostante l'indegno tentativo di condizionamento del voto messo in atto dalle istituzioni finanziarie europee»

Come è avvenuto tale condizionamento del voto dall’esterno?

«La riduzione della liquidità di emergenza delle banche greche ha costituto un accanimento su pensionati e famiglie, compiuto, per di più, da chi nel contempo pompa senza interruzione quantità incomparabilmente superiori di liquidità nei bilanci degli istituti di credito europei».

Questo vento di cambiamento come potrà essere interpretato in Italia?

«Nella politica italiana abbondano le critiche all'austerità, ma occorrono fatti credibili».

Quali scelte saranno determinati nei prossimi giorni?

«L’ora della verità la vedremo con l’articolazione della legge di stabilità per   il 2016 che dovrà contenere investimenti per il lavoro e lo sviluppo accanto a più spesa sociale, con l'introduzione di una misura universale per la lotta alla povertà. Per innescare la ripresadella domanda interna in Italia occorrono minori tasse per lavoratori e famiglie e sui patrimoni immobiliari dei ceti medio bassi».

Ma per arrivare a tali misure non bisogna fare dei cambiamenti strutturali?

«Infatti. Bisogna togliere immediatamente il pareggio di bilancio dalla Costituzione e ridiscutere vincoli e trattati europei senza farsi intimorire dai burocrati europei. Se necessario, per superare le politiche di austerità non va esclusa la via del referendum anche in Italia».

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