Boss
Giovedì 4 ottobre è sbarcata su Raitre la nuova serie americana Boss, incentrata sulle vicende di Tom Kane, sindaco di Chicago senza scrupoli e pronto a tutto per restare sulla sua poltrona.
All’annuncio di una malattia degenerativa, che lo porterà alla morte nel giro di cinque anni al massimo, Kane affronta da solo questa nuova sfida, deciso a non perdere nemmeno un granello del suo potere. Familiari, amici, colleghi rimangono volutamente all’oscuro di tutta la situazione, vissuta in un periodo molto delicato della politica cittadina e dello Stato dell’Illinois, in piena campagna elettorale per la carica di governatore.
È a partire da questa premessa che la serie mette in scena un gioco che mescola vicende private e fatti pubblici, fino a proporre un vero e proprio dramma politico di un uomo sempre più solo, in una continua tensione fra una sete di potere inarrestabile e un asettico conflitto con sé stesso per superare i propri limiti.
A rendere pregnante questo clima di lotta perenne è stata la mano di Gus Van Sant, che ha diretto il primo episodio e ha influenzato lo stile visivo di tutti gli altri, dando a un prodotto televisivo un’impronta cinematografica, caratterizzata da continui primi piani e una fotografia fredda, quasi glaciale, che rende bene l’atmosfera di una Chicago cinica e spietata. È la politica che si mescola agli accordi economici privati, senza badare troppo alle esigenze dei cittadini, ma guardando solo al tornaconto personale.
Kelsey Grammer, che per la prima volta veste un ruolo drammatico, ha vinto il Golden Globe 2012 per la sua straordinaria interpretazione di Tom Kane: il suo intenso lavoro, ci permette di entrare dentro un percorso umano che probabilmente non coinciderà con un lieto fine, ma che può contribuire a far riflettere sul reale connubio tra politica e potere, tra interesse personale e interesse comune.
Nonostante un’accoglienza calorosa al Roma Fiction Fest, il grande battage mediatico e il nome di Van Sant, i primi episodi trasmessi in Italia hanno ottenuto uno scarso successo, quasi ai minimi storici della rete. Chissà che la delusione verso la politica e lo scollamento tra piazza e palazzo, non passi anche da questi numeri.