Borghi felici: alla scoperta dell’Italia dove si vive bene

La nuova speciale classifica dei Comuni dove, secondo il Sole 24 Ore, si vive meglio vede sul podio tre centri dell'Alto Adige. Perché? Su cosa si basa? Un viaggio alla ricerca del Benessere interno lordo
Comune di Vipiteno foto di Piergiuliano Chesi
Che sapore ha la felicità? Secondo il Sole 24 Ore in 158 Comuni si vive meglio. E la felicità, da assaporare nella speciale classifica redatta dal Centro studi Sintesi, si intreccia profondamente con le dimensioni economiche, sociali, ambientali e di welfare. Una graduatoria di centri italiani che hanno tra i 5mila e i 10mila abitanti, che vede sul podio tre “borghi” dell’Alto Adige: Brunico, Vipiteno ed Egna. Per i primi due, una conferma sul 2014. Poi tante new entry, chi migliora e chi scende di qualche posizione. Sugli oltre 8mila Comuni italiani, questi sono quelli dove le dimensioni della vita, secondo il quotidiano economico, sono le migliori. E chiaramente, sono anche di stimolo per i turisti che vogliono verificare, in pochi giorni di passaggio, se quello scenario descritto dai numeri è reale, percepibile. Accogliente, in una sola parola.

 

 

Sud e Nord hanno distanze ravvicinate nella classifica, ma è certo che l’Alto Adige, Lombardia, Veneto e Piemonte sono un po’ più avanti. Costruire “politiche di benessere”, per residenti e turisti, non è una cosa da poco per i Comuni italiani assediati dalla crisi dei trasferimenti, dal blocco delle risorse per investimenti causa “patto di stabilità”, dalle norme nazionali e regionali che continuano a ridefinire le regole del gioco amministrativo. Non è neppure solo un problema di soldi, di denari da poter spendere. È comune dire che l’Alto Adige stia meglio perché “tedesco”, per forma mentis, e “autonomo” per via dello Statuto speciale. Possibile. Ma la classifica, o  meglio i suoi retroscena, mostrano come siano le idee, le scelte, le possibilità, i servizi a rendere migliori – forse modello – quei Comuni.

 

 

C’è un punto però. Parlare di benessere interno lordo, di cui accennava già nel 1968 Robert Kennedy, devepresupporre una dimensione comunitaria diversa, che superi individualismi e si basi su una sussidiarietà che sia anche solidarietà. Tutte le città elencate dal Sole 24 ore è impensabile garantiscano omogeneamente le stesse condizioni di benessere. Le differenze sociali o economiche non vengono evidenziate. 

 

 

Per ciascun Comune in classifica, si guardano le condizioni di vita materiali, istruzione e cultura, partecipazione alla vita politica, rapporti sociali, in-sicurezza, ambiente, attività personali e salute. Si tratta di medie, dunque che inquadrano la positività di quei luoghi, le loro potenzialità – molte espresse –, le condizioni di vita. La capacità di essere e generare comunità può scaturire da qui, oppure rimanere assopita. Di certo oggi, la “comunità”, è un fattore determinante nella vivibilità di un Comune. Difficile da calcolare, ma insostituibile motore di modernità, innovazione. Tutti quei borghi, quei Comuni, potrebbero raccontare le loro storie di come il benessere ha fatto bene. E di come lì, tra palazzi e castelli, montagne e boschi, la comunità si riunisca sulla piazza, in chiesa, nel bar, nel negozio. Discuta insieme, parli, si arrabbi per quel tubo dell’acqua che perde o per la decisione presa la sera prima in Consiglio comunale, sposti le transenne per il concerto o la cena della sera, d’intesa con Pro Loco, Alpini, banda musicale. Anche questo crea Ccomunità.

 

 

Ultima nota. Peccato non ci sia (ancora?) una seconda classifica che elabori i dati per i Comuni con meno di 5mila abitanti, i “Comuni polvere”: ben 5.627 su 8.047. Forse arriverà anche questa e i risultati saranno straordinari, di profonda rivincita per centri come Moncenisio (36 abitanti) in Piemonte, Menarola (45) in Lombardia, Macra (55) sempre in Piemonte, sui quali pesa da sempre una scure che non tiene conto del loro valore. Dove invece il sapore della felicità che si percepisce, rende quei piccoli borghi insostituibili.

 

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