Bolsonaro: la novità che non è tale
Nemmeno le più rosee previsioni avevano previsto in Brasile una vittoria, anzi un trionfo, così schiacciante del candidato della destra estrema, Jair Bolsonaro, sull’erede dell’ex presidente Lula da Silva, Fernando Haddad. Bolsonaro ha superato i sondaggi che gli assegnavano un 40% dei voti, superando il 47% delle preferenze. Haddad ha dovuto accontentarsi di un magro 27%. Il prossimo 28 ottobre la questione dovrà essere risolta col ballottaggio.
Le previsioni sono difficili in questa fase della vita politica brasiliana, che ormai ci ha abituato alle sorprese. Negli ultimi giorni Bolsonaro aveva ottenuto l’appoggio non solo dei mercati e dei settori industriali, ma anche delle classi alte e di settori politici che hanno capito che questo ex miliare nostalgico della dittatura e che si ispira a un torturatore, non dispone di un’équipe di collaboratori con un curriculum sufficiente per occupare posti di governo. Pertanto, dovrebbe ricorrere all’appoggio di esperti già avvezzi alla gestione di governo. Ed ecco che gente vicina all’ex presidente, il socialdemocratico Fernando Henrique Cardozo, già ha espresso il proprio appoggio a Bolsonaro.
La strategia di Lula, di trascinare fino all’ultimo momento la sua decisione di adeguarsi alla norma di legge che gli impedisce di essere candidato, perché condannato in appello a 12 anni per corruzione, ha avuto un effetto negativo: prima di tutto meno di due terzi del 40% che lo appoggiava nei sondaggi si è trasferita al suo erede politico. Da parte sua, Haddad, ha avuto poco tempo per presentarsi con la necessaria autonomia da un partito che oggi è anche il simbolo di corruzione, oltre che di una crisi della quale è corresponsabile. L’immagine negativa del suo partito, il Pt, al 41% nei sondaggi, invece si è trasferita completamente ad Haddad.
Cosa accadrà da qui al 28 ottobre? Difficile dirlo. Haddad deve convincere vari altri ex candidati per convogliare, come nel caso dell’opposizione a Marine Le Pen in Francia, i voti dei settori progressisti ed impedire che sia presidente un candidato disposto ad armare la «gente per bene», come risposta alla dilagante violenza nel Paese o a mitragliare dall’alto le favelas popolate di delinquenti. Bolsonaro da outsider fa il suo ingresso nel sistema di potere e si presenta come “la” novità. Un nuovo che risponde però ai pregiudizi e alle paure di chi teme un governo disposto a fare del Brasile un progetto che consenta di superare le sperequazioni sociali. Ma anche di chi preferisce che tutto cambi affinché non cambi niente. Da questo punto di vista, le notizie dal Brasile non sono buone. Come direbbe Eduardo, la nottata deve ancora passare.