Bologna saluta il Cev

La città attonita dal suicidio dell’ex candidato sindaco, amatissimo dalla popolazione
cevenini

Il Cev!!! A Bologna tutti lo conoscevano con questo diminutivo. Maurizio Cevenini è un’altro pezzo di Bologna, dopo Lucio Dalla, che saluta i propri concittadini.
 
58 anni, consigliere regionale e comunale del Pd, aveva iniziato la sua carriera politica nel 1980. Precedentemente lavorava, come centralinista, nella casa di cura Villalba dove, dopo appena sei anni, divenne amministratore delegato.
 
La sua biografia rappresenta bene l’uomo che va oltre il politico. Con i tantissimi cittadini che incontrava Cevenini aveva un’elegante e particolare modo di rapportarsi. Ti stringeva la mano, ti guardava negli occhi ascoltava e iniziava un rapporto unico e personale. In quei momenti si dedicava totalmente a te. Questo modo di essere ha fatto sì che Cevenini conoscesse a menadito Bologna e i bolognesi. Con loro ha condiviso tutto le gioie e le delusioni del Bologna calcio, era il Sindaco dello stadio, altro soprannome datogli dai tifosi, fino alla delusione per la forzata rinuncia a diventare sindaco di Bologna: il sogno della sua vita.
 
L’ultima svolta di Cevenini è cominciata il 25 Ottobre 2010, quando dopo un’ischemia, è stato costretto a rinunciare alla corsa per diventare primo cittadini. Da quel momento Cevenini conosce, forse per la prima volta, la depressione che, pare, lo abbia accompagnato fino a martedì sera, quando ha, purtroppo, deciso di volare dal settimo piano del Consiglio regionale. E pensare che dal momento della rinuncia a candidarsi a sindaco è stato eletto in consiglio comunale, nel 2011, con 13.200 voti e continuava la sua attività di consigliere regionale, dove era stato eletto nel marzo 2010 con circa 20mila voti.
 
Quotidianamente, inoltre, continuava il suo bagno di folla tra i cittadini che lo incontravano nelle varie manifestazioni e le celebrazioni dei matrimoni civili, più di 5mila.
 
La particolarità del gesto di Cevenini sta proprio in questa discrasia: la popolarità tra i bolognesi, prima di lui solo Dozza, il primo sindaco del dopoguerra, aveva avuto tanto successo tra i cittadini, e la sua solitaria solitudine, figlia anche delle probabili incomprensioni con il partito a cui aveva dedicato tutta la vita.
 
«La scomparsa di Cevenini – afferma Virgina Gieri, presidente del quartiere Savena e membro dell’esecutivo del Pd bolognese – mi ha profondamente colpito. Era un uomo sempre pronto e disponibile con tutti, ma la sua consolidata popolarità nascondeva la fragilità umana insita in tutti gli uomini».
 
A Bologna non si parla d’altro e tutti i media locali ricordano Cevenini, ricordo che diventerà memoria collettiva della città nei prossimi giorni quando si svolgeranno i funerali.
 
Questa triste vicenda fa da contraltare all’antipolitica, la moda del momento in Italia, e riporta d’attualità la solitudine umana e personale dei politici, uomini che stringono centinaia di mani ma che rimangono da soli nei momenti bui della loro vita.

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