Bohème secondo Zeffirelli

Peccato per chi si è perso l’allestimento zeffirelliano, soprattutto i giovani. Perché il capolavoro di Puccini, dato all’Opera romana, non mostra affatto i suoi 40 anni; anzi, la freschezza di una storia di giovani per i giovani – e del soffio d’amore che li caratterizza – è apparsa ancora più nuova, e, se possibile, più incantata. Perché la regia del Nostro, con l’amore viscontiano per le scene di massa unite alla cura del dettaglio e del sentimento, si muove su un equilibrio forte e delicato fra azione e musica, parola cantata e parola mimata. Mai un eccesso, sempre un’eleganza, una misura, un senso magistrale del teatro che rende ancora vera la storia di Rodolfo, Mimì e amici nella soffitta parigina. Dove si gioca con la vita, si sogna, si ama, si muore. Gianluigi Gelmetti trascina l’orchestra felice di suonare e la linea del canto – Puccini è un maestro “italiano”, si badi bene – emerge dalle raffinatezze strumentali con le impennate che conosciamo, nessuna delle quali a tutt’oggi appare inutile, perché tutto è sincero: è l’anima che canta i sentimenti più belli e immediati, di quando i giovani restano giovani. Gelmetti sembra farci rivivere le figure del passato, direttori come Serafin, Votto, De Fabritiis, uomini per cui l’opera era musica prima di tutto, in cui la messinscena – nel caso questa di Zeffirelli – “accompagnava” la nota, la preparava col gesto e con l’azione, la commentava. Rendeva lo spettacolo vivo. Pieno di gioia per tutti, musicisti e pubblico. Com’è accaduto a Roma. Grazie ad una compagnia giovane e assai affidabile: Carla Maria Izzo, protagonista sincera e credibile, il Rodolfo veramente bravo di Massimo Giordano, e poi Dario Solari (Marcello) Natale De Carolis (Schaunard), il sempreverde Giuseppe Taddei (Benoit), la frizzante Musetta di Olga Mykytemko. Coro intonato e delizioso, orchestra, si diceva, libera e colorita. Sala strapiena, molti giovani, parecchia commozione per chi sappia ancora cosa sia l’amore. Ovazioni, meritate, per tutti, specie al direttore. CLASSICADISCHI ROMANO PUCCI è primo flauto dell’Orchestra scaligera. Ha inciso tre cd (From the Opera, Intorno al Mediterraneo, Ensemble Classica), dei gioielli di freschezza, fantasia, bellezza di suono. Con Fabio Spruzzola alla chitarra, scivola fra Verdi, Donizetti, Bizet, reinventandone le melodie con pulizia e dolcezza di suono, nel gioco flauto-chitarra, ed è clima sereno e riposante. In Ensemble lui e gli amici strumentisti, passano da Rossini a Rota a Piazzolla con la libertà interpretativa di musicisti raffinati (senza darlo a vedere, il che è un pregio); nel Trio “mediterraneo” è esplosione di colori e ritmi tra Grecia, Spagna e Napoli: insomma, un trionfo di vitalità e di fantasia. Finalmente, una “contaminazione” di generi fatta con gusto e alta professionalità. Per informazioni: www.ensembleclassica. It

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