«Abbiamo bisogno di politici santi»

Intervista a Maria Chiara Malaguti, docente di Diritto internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro cuore. C’è bisogno, afferma, di «un’integrazione che produca unione».

«Nell’idea di Europa dei padri fondatori – Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman – c’era dentro il loro concetto di vita e di rinascita». Ecco perché in questo momento sociale, caratterizzato da una grande diluizione dei valori, potrebbe essere utile tornare «ad usare l’Europa per ricostruire, e rigenerare, una civiltà, perché il problema vero è culturale». Maria Chiara Malaguti è docente di Diritto internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro cuore, sede di Roma e, tra le altre cose, è consulente giuridico della Banca Mondiale per le riforme dei mercati finanziari.

Attualmente, afferma la docente, c’è – anche implicitamente – molta omologazione, uniformazione, mentre bisognerebbe rifarsi ad un diverso concetto di civiltà e cultura, come quello che aveva guidato i padri fondatori dell’Europa, per recuperare i valori che li avevano guidati. Più che «unificazione, che implica l’egemonia dell’uno sull’altro tramite l’appiattimento delle esigenze», per Malaguti c’è bisogno di «un’integrazione che produca unione, ovvero una convergenza di interessi verso un bene comune, in cui questi non si annullano, ma si compongono e trovano una direzione comune». La docente ricorda che bisogna intendere la «“democrazia come una creazione continua, sempre perfettibile, in un lento processo”, e avere il coraggio di costruirla ogni giorno».

Malaguti, come può il cittadino contribuire nel suo piccolo alla democrazia, nonostante il crescente scetticismo verso le istituzioni comunitarie?
Se ci pensiamo, già contribuiamo all’Europa tutti, in ogni momento. Ad esempio, per il solo fatto che persone giovani vanno a fare l’Erasmus, parlano lingue diverse, fanno circolare le idee: già questo è fare l’Europa. La tolleranza è fare l’Europa, come pure ribadire nella vita quotidiana e nel concreto quei principi e quei valori che fondano l’Europa. Così si fa l’Europa. Poi ci saranno i movimenti politici e le riforme istituzionali che aiuteranno a fare l’Europa ancora meglio. Fare l’Europa significa portare avanti le idee e i concetti della civiltà europea, che a mio avviso è davvero civiltà cristiana, indipendentemente dall’essere credenti oppure no.

È possibile ipotizzare un ruolo laico delle religioni nella ri-costruzione dell’Europa?
Assolutamente sì e su questo punto è interessante ciò che diceva Schuman. Lui era francese e il suo Stato, la Francia, è laico. Schuman discuteva in maniera convinta proprio dei rapporti tra Stato e Chiesa e del ruolo delle religioni, spiegando che queste ultime sono uno dei valori principali, se viste in positivo, un fenomeno di costruzione. La diversità dell’espressione della fede – se è fatta con convinzione e in positivo, senza fondamentalismi, senza conflitti, ma con una vera consapevolezza della propria religione – costituisce un arricchimento. Ovvio che la solidarietà, la costruzione, rappresentano un processo lentissimo e anche dolorosissimo e questo è ciò che ci insegnano Schuman, De Gasperi, Adenauer. Ma c’è di fondo un senso di disponibilità nei confronti degli altri esseri umani che si vede anche nel sacrificio personale. Per queste persone fare i politici non significava fare i corrotti, ma fare una cosa faticosa, la più bella che potevano fare. Era per loro un valore fondamentale.

Lei cita Schuman, già proclamato Servo di Dio, per il quale è in corso un processo di beatificazione. Oggi è ancora possibile pensare a un politico santo?
Secondo me sì, anzi avremmo ancora più bisogno di questo tipo di santi come punti di riferimento e pregarli potrebbe infondere più fiducia nelle persone. Un politico santo sarebbe anche un messaggio più facile da recepire per noi che viviamo la nostra vita quotidiana, con tutte le sue difficoltà: che la fede, cioè, non è solamente per il clero, ma si può santificare anche la fatica laica quotidiana. Il procedimento di canonizzazione non riguarda solo Schuman, ma anche De Gasperi. Persone che hanno dedicato il proprio impegno per il bene comune e per questo meritano di essere canonizzati. È una cosa rara ed è un peccato che sia così rara, perché è significativa.

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