Bimbi digiuni e senza maestre

Grandi disagi a Napoli dove non è stata attivata la refezione nelle materne e negli asili nidi. Mancano anche gli insegnanti per i plessi comunali: a causa del dissesto, non ci sono i fondi per assumerli
studenti

C’è la dieta per celiaci, quella per diabetici, quella per chi è allergico all’uovo, per chi deve evitare il pesce, per chi è vegetariano e quella per i bambini che, per motivi religiosi, non possono mangiare carne di maiale. Peccato che il ricco, variegato e salutare menù previsto per gli alunni delle scuole dell’infanzia dall’amministrazione comunale di Napoli, guidata dal sindaco Luigi De Magistris, sia rimasta sulla carta, anzi, sul sito del Comune, e non sia mai arrivata sui banchi delle mense delle scuole materne (comunali e statali) e degli asili nido della città.
 
Una vera vergogna, alla quale, purtroppo, il Comune e l’assessore all’Istruzione, Annamaria Palmieri, non hanno ancora saputo porre fine. E i disagi, per le famiglie, sono enormi. Lo sa bene Barbara, giornalista free lance e madre di un vivace piccolino che dovrebbe frequentare la materna fino alle 16, ma che ogni, giorno, puntualmente, è costretto ad uscire alle 12.30. Il pasto non c’è e, con la merenda che la madre gli mette nello zainetto, come tutti i suoi amichetti, può resistere solo fino all’ora di pranzo, quando scappa a casa per pranzare.
 
A dire la verità, c’è anche chi, da buon napoletano, si è arrangiato. Chiudendo un occhio, per andare incontro alle famiglie, alcuni presidi hanno deciso di ammettere, in qualche plesso, i pranzi preparati a casa e portati a scuola nel risuscitato “panierino” dei tempi andati, accompagnati da un documento con cui i genitori si assumono ogni responsabilità su ciò che mangeranno i bambini. Qualche altra mamma, più danarosa, ha organizzato, pagando di tasca propria, un servizio privato di catering, ma la maggior parte delle famiglie napoletane è dovuta ricorrere a nonni, baby sitter e tate, con disagi non indifferenti, costi elevati e manifestazioni plateali di protesta.
 
Barbara, perché nelle materne e nei nidi napoletani non c’è la refezione?
«Quest’anno il nuovo bando di gara per l’affidamento del servizio mensa presentava requisiti differenti rispetto al passato, perché si è adeguato alle normative europee che prevedono tra l’altro la tracciabilità degli alimenti. Viste le differenze rispetto agli anni passati, sarebbe stato opportuno pubblicarlo in anticipo, per dare la possibilità alle ditte di adeguarsi. Invece, tutto si è svolto come nel passato. È così accaduto che, quando le scuole sono cominciate, nessuna ditta era riuscita ad aggiudicarsi il servizio. Per la verità, anche in passato il servizio non era mai partito a settembre, ma almeno ad ottobre era attivo. Adesso, invece, siamo a metà novembre e ancora non ci sono certezze».
 
L’amministrazione cosa sta facendo?
«Di fronte alle proteste delle famiglie ha indetto una nuova gara a procedura ristretta, che si è conclusa il 26 ottobre. Era un provvedimento tampone, destinato ad assicurare i pasti fino a dicembre in quanto, ha assicurato l’amministrazione, da gennaio il servizio partirà regolarmente. Il 29 ottobre, dunque, il verbale è stato inviato ai servizi educativi delle varie municipalità, alle quali è stata affidata l’erogazione del servizio. A loro, dunque, si è detto che devono rivolgersi i genitori, per conoscere la data in cui finalmente il servizio refezione verrà attivato nelle varie scuole…».
 
Ma…?
«Ma le Municipalità si sono, in parte, rifiutate di assumersi questa responsabilità. Anche perché alcuni presidente hanno detto di non avere i fondi per assicurare il servizio. Quindi, la patata bollente è stata rispedita al Comune, ci sono state riunioni fiume, con genitori e maestre arrabbiatissimi. In conclusione, il servizio rischia di essere avviato a macchia di leopardo, con una discriminazione – da quartiere a quartiere –ancora più ingiusta. Anche perché c’è un altro problema ancora più grave».
 
Un altro problema?
«Sì, perché nelle scuole materne statali, come quella di mio figlio, le insegnanti ci sono e – quando la refezione sarà assicurata – i bambini potranno restare, finalmente, fino alle 16. Nelle materne comunali, invece, a causa del dissesto economico, non è stato possibile assumere tutti gli insegnanti necessari per assicurare il tempo pieno. Quindi, anche quando ci saranno i pasti, non essendoci abbastanza maestre, il servizio comunque non potrà essere assicurato».
 
Dunque, un disservizio dopo l’altro. Ma le famiglie come stanno reagendo?
«Le famiglie più benestanti si sono affidate alle baby sitter o agli asili privati, che naturalmente funzionano benissimo. Per la maggior parte, stiamo facendo i salti mortali per organizzarci senza dissanguarci. E c’è anche chi sta pensando ad una possibile azione risarcitoria da intentare contro il Comune, che è venuto meno ad un servizio che avrebbe dovuto garantire».
 
E tu? Come concili lavoro e figlio?
«Io, purtroppo, sono in perdita di lavoro. Come free lance, non potendo prendere impegni oltre le 11, sono costretta a rinunciare ad un sacco di lavoro. Una follia, soprattutto vista la crisi e la precarietà della mia professione».

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