Bilancio delle Paralimpiadi: l’Italia chiude con una tripletta da sogno
«È la più bella istantanea con cui chiudere una Paralimpiade straordinariamente bella. Per i risultati e per aver regalato dalla testimonianza di ogni singolo atleta l’immagine dell’Italia più bella, del Paese che sta tentando faticosamente di uscire dalla pandemia. Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti». Così il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli, ha commentato la chiusura delle paraolimpiadi di Tokyo, a dir poco lusinghiere per i colori azzurri. Senza farsi mancare la confessione di un sogno: «Nel nostro Paese ci sono 3 milioni di disabili, togliendo gli anziani abbiamo più di 1 milione di ragazzi da intercettare. Quello che abbiamo fatto a Tokyo mi auguro aiuti a tenere alti i riflettori sui percorsi di politica sportiva e sociale necessari per fare in modo che tra tot anni la nostra delegazione non sarà di 113 atleti, ma magari di 300 o 350».
Il bilancio di questa edizione, iniziata lo scorso 24 agosto, è straordinario per il nostro Paese: 69 medaglie, 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi. Un totale di 109 se sommiamo le 40 dei Giochi olimpici conclusi l’8 agosto scorso. L’Italia partecipava con la sua delegazione più numerosa di sempre: 115 atlete e atleti tra cui 69 esordienti, come peraltro curiosamente 69 è anche il numero delle medaglie italiane ottenute: è il secondo miglior risultato di sempre per numero di medaglie ricevute in un’edizione. Chiudiamo al nono posto nel medagliere: al primo posto è arrivata la Cina, con 207 medaglie, seguita da Regno Unito e Stati Uniti, rispettivamente con 124 e 104. Il record italiano di medaglie vinte ai Giochi Paralimpici estivi resta ancora quello della primissima edizione di Roma 1960, in tempi molto diversi, quando l’Italia arrivò prima vincendo 80 medaglie: all’epoca 29 ori, 28 argenti e 23 bronzi. Prima dell’edizione di Tokyo, la seconda migliore prestazione di sempre era quella di Seul 1988, quando le medaglie ottenute erano state 58.
Nella cerimonia di chiusura all’Olympic Stadium di Tokyo, il portabandiera azzurro è stato il più giovane atleta della nostra spedizione, Matteo Parenzan, ma negli occhi di tutti rimane ancora l’impresa delle fantastiche tre atlete che hanno consegnato un podio clamorosamente del tutto azzurro sui 100 metri: Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto sul rettilineo del Nuovo Stadio Nazionale di Tokyo, che potrebbero quasi tingere d’azzurro: è lo stesso che domenica 1 agosto aveva visto il trionfo olimpico sui 100 di Marcell Jacobs in 9.80, record europeo. Nessun atleta italiano, nella storia a cinque cerchi della specialità, era nemmeno arrivato in finale.
Venerdì 6 era poi arrivato il trionfo della 4×100, quindi quest’ultima straordinaria tripletta nei 100 femminili categoria T63: Sabatini li corre in 14”11, stabilendo il record del mondo; Martina Caironi in 14”46 e Monica Contrafatto in 14”73. «Mi sembra incredibile, ancora non ci posso credere. Era un sogno che avevamo da sempre, eravamo un duo che è diventato un trio e siamo riuscite a farcela – ha affermato tra le lacrime Sabatini – perché desideravo troppo la medaglia, rappresenta il riscatto di questi due anni dall’incidente e finalmente mi sento completa».
«È stata una gara molto intensa, non sono partita al massimo ma Ambra è andata come un razzo, mi ha battuta e mi ha battuta bene: lo accetto. Ho fatto nella stessa giornata i miei due tempi migliori di sempre e sono soddisfatta: il ‘trio medusa’ è arrivato – ha proseguito Caironi -. Ci unisce la voglia di superarci e tirare fuori qualcosa di più dalla condizione di disabilità che abbiamo. Non solo abbiamo superato la nostra condizione di svantaggio, ma ne stiamo facendo qualcosa di grande». Una dedica particolarissima invece quella di Contraffatto: «All’Afghanistan, è il motivo per il quale alla fine mi trovo qui e non da un’altra parte. È il Paese che mi ha tolto una parte di me ma in realtà mi ha regalato tante emozioni e una nuova vita, che è fighissima. Il nostro sogno era quello si salire sul podio in tre, e ci siamo riuscite».
Tra i primi a commentare, proprio il re Jacobs: «ho vissuto il ricordo di quel 1° agosto. Le ragazze hanno fatto qualcosa di incredibile, sono un vero esempio di forza, dedizione e voglia di andare oltre le difficoltà che la vita ha loro riservato. Sono delle lottatrici nate, ognuna con storie diverse, ma hanno insieme regalato ancora una volta all’Italia una grande gioia. Ognuno di noi dovrebbe guardare dentro di sé e trovare la propria strada, il proprio sogno e crederci sempre, fino alla fine. Perché come ho ripetuto più volte… se lo puoi sognare lo puoi anche fare. Tutto quel che è accaduto all’Italia in quest’ultimo anno di sport deve spronare a credere sempre in quel che si fa. Queste tre ragazze hanno fatto la storia e saranno un grandissimo esempio per tanti. E c’è davvero da crederci, se queste storie sono vere, come lo sono».