Bien joué, Cadel!

A 34 anni Cadel Evans entra nella storia del ciclismo: è il primo australiano a conquistare il Tour de France. Completano il podio i due fratelli lussemburghesi Andy e Frank Schleck
Cadel

«Sei un grande corridore, un giorno vincerai il Tour de France». La profezia di Aldo Sassi, il “professore”, direttore del centro Mapei di Castellanza e preparatore atletico dei grandi campioni del ciclismo, si è avverata ieri sui Campi Elisi. Sassi è scomparso prematuramente lo scorso 13 dicembre e probabilmente da lassù starà annuendo con un sorriso quasi a voler dire: «Lo sapevo…».

 

Cadel Evans, in tutti i sensi, è un “campione venuto da lontano”. Figlio delle terre del nord Australia, abitate da aborigeni, Cadel ha fatto della bici di necessità virtù. Era l’unico mezzo a disposizione per uscire dal suo piccolo villaggio che contava poco meno di un centinaio di anime e l’unica possibilità per raggiungere la scuola, lontana più di dieci chilometri. Le prime corse in mountain bike sono la dichiarazione d’amore nei confronti della bicicletta, che conduce l’australiano alla conquista di due Coppe del mondo di specialità, nel 1998 e 1999. Infine il grande salto nel ciclismo su strada e lo sbarco in Europa per imparare il mestiere, con Aldo Sassi che da subito intuisce le grandi capacità atletiche del corridore e il carattere semplice, sensibile e genuino di quell’uomo venuto da lontano. Nasce così una grande amicizia per condividere un sogno: dimostrare con umiltà che fare sport ad alto livello in modo pulito è possibile, ma solo con un grande spirito di dedizione e applicazione nell’allenamento.

 

Il resto della storia è un grande mix di costanza, impegno, disciplina, vittorie e sconfitte. Come nel 2002 al Giro d’Italia: Evans è in maglia rosa, ma lungo la salita verso passo Coe si accende la spia rossa della riserva e addio sogni di gloria. Poi il 2003, annus horribilis, dove Cadel si frattura per tre volte la clavicola sinistra, dopo essere incappato in altrettante cadute in corsa, ricominciando sempre e nonostante tutto a spingere forte i pedali, per consolidare il feeling con il Tour de France. Ottavo nel 2005, quinto nel 2006, secondo nel 2007 e nel 2008, mentre il 2009 è l’anno della grande consacrazione, con la vittoria del campionato del mondo a Mendrisio.

 

Non è azzardato definire Cadel Evans un campione meticoloso e costante, mai sopra le righe, che per natura rifiuta l’idea di essere un personaggio, cogliendo però l’attimo giusto per conquistare la ribalta. La maglia gialla 2011 è arrivata sulle sue spalle, alla fine del Tour, dopo la cronometro di sabato corsa in maniera impeccabile, dove Cadel ha sfidato la strada con le sue capacità da cronoman. Prima però era passato attraverso la difficoltà di un guaio meccanico, nel momento clou della tappa alpina con arrivo all’Alpe d’Huez, proprio quando i suoi diretti avversari erano intenti a stravolgere la classifica generale.

 

Pensate che nell’edizione 2010 Evans non è riuscito a marcare visita al Tour de France (riuscendo però ad arrivare a Parigi), per via di una caduta che gli strappò di dosso la maglia gialla, procurandogli la frattura del gomito sinistro. A questo punto diventa palese ,anche agli occhi degli scettici, che la sconfitta è l’arma segreta dei vincitori. Ottimo lavoro Cadel!

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons