Biden sfida i Repubblicani sullo stato del Paese
Il discorso su “The State of the Union” (Lo stato dell’Unione) che martedì sera ha impegnato il presidente americano Biden di fronte alla seduta congiunta di Camera e Senato ha fotografato non solo l’andamento del Paese, ma la visione politica di un presidente anziano anagraficamente, ma estremamente deciso nel consegnare agli Stati Uniti la palma della modernità.
Nei 73 minuti di discorso alla nazione, Biden, amante del compromesso, della costruzione del consenso, ha continuato la sua rivoluzione convinta e cortese convinto che «la nostra democrazia ferita rimane indomita e intatta».
Il presidente può vantare una sfilza di successi economici, come il livello di disoccupazione più basso degli ultimi 54 anni e 10 milioni di posti di lavoro recuperati e aggiunti nonostante la deflagrazione della pandemia. Si è dato ottimi voti nella ricostruzione delle infrastrutture e nell’aver riportato a casa il settore manifatturiero, quando tutti credevano impossibile l’indipendenza dalla Cina.
Il sostegno bipartisan all’Ucraina, la rapida conferma di Ketanji Brown Jackson, la prima giudice afroamericana della Corte Suprema, anche con il voto di tre repubblicani; la norma sui farmaci da prescrizione, l’approvazione della legislazione sui semiconduttori che sanciscono l’indipendenza Usa da Pechino sono per il presidente la prova che “insieme” non è un avverbio decorativo ma la radice del progresso del Paese.
Enfatizzando ciò che gli statunitensi possono fare se lavorano uniti, Biden ha deviato dal copione preparato per sollecitare i repubblicani a proteggere in maniera congiunta sia l’assistenza sanitaria che la previdenza sociale, senza porli sulla bilancia come strumento di ricatto per strappare il sì alla richiesta di innalzare il tetto dell’indebitamento del Paese per far fronte alle spese federali e rispondere con prontezza agli investitori nei buoni del Tesoro.
La platea repubblicana, nonostante fosse stata redarguita dai propri vertici sul tenere un comportamento civile, ha reagito con scherni, schiamazzi e grida di «bugiardo» alla sfida del presidente, ma un Biden, quasi divertito dai toni della conversazione non ha chiesto ai repubblicani di abbandonare i loro valori, ma gli ha teso un ramoscello di ulivo per lavorare insieme per il Paese e nel «proteggere gli anziani», senza tagliare sull’assistenza. Il presidente della Camera Kevin McCarthy e alcuni dei colleghi repubblicani lo hanno, apparentemente, accolto unendosi alla standing ovation democratica.
Mentre un sondaggio di CNN di mercoledì ha registrato con un favore del 72% il discorso presidenziale per il Wall Street Journal, Biden sta beneficiando delle lotte intestine all’interno del partito repubblicano tra i sostenitori di Trump e chi vuole ripristinare la rispettabilità dei conservatori.
Biden nel suo discorso pur insistendo su una visione del Paese intrisa di ottimismo e speranza, non ha nascosto che l’America è «ferita», come prova la «grande bugia» sulle elezioni del 2020, l’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti e il violento attacco a Paul Pelosi, marito dell’ex portavoce Nancy Pelosi, presente nel palco della first lady. «Combattere per amore della lotta per il potere, per amore del potere, per il conflitto per amore del conflitto, non ci porta da nessuna parte», ribadendo che «non c’è posto per la violenza politica in America», ma indubbiamente le istituzioni americane devono provarlo al resto del mondo e soprattutto a Cina e Russia che scommettono proprio su queste lacerazioni intestine.
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