Bianchetti: Chiara Lubich era una innovatrice

La nota presentatrice televisiva racconta il suo rapporto con la fondatrice del Movimento dei Focolari. Pubblichiamo un articolo tratto dagli extra della rivista Città Nuova.

Chiara è una di quelle figure che hanno segnato la sua esistenza?
La sua proposta evangelica è qualcosa che ho sentito dentro di me e ho amato sin dall’inizio. Era come un seme che già contenevo e che con lei è maturato. L’amore per la persona a prescindere della sua fede, stato sociale, razza, cultura mi ha dato una dimensione universale e una proposta che ho respirato nei vari incontri a cui ho partecipato. I focolarini, a mio avviso, hanno una marcia in più perché trovo in loro una bellezza nell’ascolto, nell’amore per l’altro, nello spirito di servizio e nell’essere lievito nella società. Il messaggio dell’unità non si può confondere con l’uniformità perché, come ha detto papa Francesco in Cile, «l’unità non nasce né nascerà dal neutralizzare o mettere a tacere le differenze».

Ha conosciuto Chiara personalmente, cosa le ha dato?
Ricordo la sua dolcezza, maternità, familiarità nei miei confronti sin dal nostro primo incontro. Il suo ideale di sentirsi parte della famiglia umana si sentiva nella bellezza dei rapporti personali. Ho avuto l’onore della sua partecipazione – anche perché non andava quasi mai a trasmissioni televisive – ad A sua immagine. Da lì è cominciato un rapporto che è durato fino alla fine. Sono andata a trovarla anche in ospedale poco prima che morisse. Le ho scritto tante lettere e in tanti eventi che ho condotto ho avuto occasione di vederla. Una volta, dopo aver condotto un evento a Castel Gandolfo sull’Anno mariano, mi fermò e mi disse: «Mi ha appena telefonato Giovanni Paolo II e mi ha detto che ci ha seguito in tv ed era contento». M’immaginavo questi due grandi che parlavano tra di loro e scorgevo in Chiara una gioia quasi fanciullesca. Mi colpivano la sua semplicità, umiltà, purezza così come la scelta che condivido del suo aspetto curato, i capelli, i vestiti. La forma è sostanza ed essere curati è sinonimo di rispetto per l’altro. All’epoca non era scontato che una donna, laica, consacrata, potesse parlare di Vangelo in quel modo rivoluzionario. Ha rotto tutta una serie di schemi, ma in modo costruttivo e corretto. Anche dal punto di vista mediatico non tutti erano abituati ad una figura di quel tipo, aveva un profumo di novità molto forte.

Le ha mai risposto alle lettere personali che le inviava?
Sempre. Ho tante sue lettere nelle quali emergeva un grande incoraggiamento, una forte condivisione. Stabiliva subito un rapporto diretto, personale e familiare.

10 anni dopo Chiara, cosa è cambiato nel Movimento dei Focolari?
Continuo a vedere tanti frutti e condivido la mia vita anche con tanti focolarini. La sua proposta e il suo insegnamento ai miei occhi sono ancora vivi e visibili anche in contesti laici.

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