Bersani e il futuro che ci attende

Se non si riuscirà a formare un governo (con o senza Bersani), sarà inevitabile tornare alle urne. Ma prima si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. E magari varare una nuova legge elettorale. Il Paese ed i suoi problemi dovranno ancora attendere
pierluigi bersani

Bersani ci prova. Ha già incontrato le parti sociali e da martedi inizierà il confronto con i partiti. Cosa ci attende se il suo tentativo non andrà in porto? Napolitano non può sciogliere le Camere (siamo nel semestre bianco). Che altro può fare? Indire un secondo giro di consultazioni e conferire un nuovo mandato ad altro “esploratore”. Se anche questo tentativo dovesse fallire, in teoria, potrebbe ricominciare daccapo, ciclicamente, per esperire nuovi tentativi. Ma solo in teoria, giacché è prevedibile che, dopo un secondo tentativo andato a vuoto, la partita si possa considerare chiusa. A questo punto si aprirebbero strade diverse.

Una prima ipotesi è che Napolitano prenda atto definitamente che non vi sono le condizioni per formare un governo, gettando la spugna ed attendendo, senza colpo ferire, la naturale scadenza del suo mandato settennale (15 maggio).

Comunque vada, il presidente della Camera entro il 15 aprile dovrà diramare le convocazioni del parlamento in seduta congiunta per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica (con i parlamentari di Camera e Senato, integrati dai rappresentanti delle regioni), che dovrà svolgersi non oltre il 30 aprile (cioè 15 giorni prima della fine del mandato del presidente uscente).

Una seconda ipotesi è che Napolitano decida di ricorrere alle dimissioni per accelerare i tempi, in modo da costringere le Camere ad anticipare la seduta per eleggere il nuovo capo dello Stato. Il quale, dopo essere entrato nella pienezza dei suoi poteri, potrà decidere se sia il caso di procedere ad esperire nuovi tentativi di formare un governo (con ulteriori consultazioni ed affidamento di mandati esplorativi) oppure se riterrà gioco-forza sciogliere le Camere per andare a nuove elezioni.

In tutto questo periodo rimarrebbe in carica, per la gestione degli affari correnti, l'attuale esecutivo. Cui spetterebbe anche il compito di indire le nuove elezioni, fissandone la data di svolgimento. Verosimilmente non prima dell’estate.

Con queste premesse, dove tutte le ipotesi possono sciogliersi solo politicamente, risulta difficile capire dove si troverà l'accordo politico per varare almeno una nuova legge elettorale, scongiurando la iattura di tornare al voto per la quarta volta con il Porcellum.

I partiti, intanto, non smettono di essere in campagna elettorale permanente, sempre attenti ai sondaggi quotidiani delle agenzie (cui continuano a dare credito, nonostante la sperimentata inattendibilità), e fiduciosi in una crescita di consensi per la propria parte politica alla prossima tornata elettorale. Un salto nel buio, perché gli umori di un elettorato stanco e deluso sono imprevedibili. Intanto, il Paese ed i suoi drammatici problemi devono ancora attendere che la politica rinsavisca e se ne faccia carico, responsabilmente.

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