Berlusconi condannato. Quali le conseguenze politiche?

Confermati i quattro anni di reclusione – tre coperti da indulto e uno da scontare ai domiciliari o con l’affidamento ai servizi sociali – e rinvio a una nuova Corte di Appello di Milano per la ridefinizione, al ribasso, dell’interdizione dai pubblici uffici
La Corte suprema di Cassazione legge la sentenza di condanna definitiva inflitta a Silvio Berlusconi per il processo Mediaset

Sentenza definitiva. Per un processo iniziato 12 anni fa. Nel nostro sistema giudiziario, per qualunque cittadino imputato di qualsivoglia reato, fino al terzo grado di giudizio sussiste – com’è noto – la presunzione di innocenza.

Dovrebbe discendere – specularmente – che, giunti a valle dei tre livelli previsti dall’ordinamento, ove si pervenga ad una sentenza di condanna definitiva e irrevocabile da parte della Cassazione, si consideri acquisita la presunzione di colpevolezza. E si accetti questo pronunciamento negativo con lo stesso atteggiamento equilibrato (pur se con opposti stati d’animo) con il quale si sarebbe accolta una sentenza definitiva di assoluzione.

Il presidente della Repubblica ha dato atto che, in questa circostanza, il clima è stato diverso rispetto ad altre recenti occasioni riguardanti questioni giudiziarie dell’ex presidente del Consiglio. In tal senso va riconosciuto merito anche all’avv. Coppi, uno dei difensori, che ha suggerito al proprio assistito di mantenere, fino al pronunciamento della Cassazione, un profilo basso e senza coinvolgere la politica.

La natura del reato. È così grave? L'ex presidente del Consiglio è stato riconosciuto colpevole di frode fiscale, un delitto che la coscienza dei cittadini onesti considera mancanza di rispetto per il vincolo sociale di solidarietà nei confronti di quanti sono costretti dalla crisi ad immani sacrifici quotidiani. In ogni caso implica una incongruenza con la rappresentanza politica e la partecipazione alla gestione del potere.

Non suoni irriverente citare il caso di Al Capone – che politico non era ma soltanto un volgare gangster criminale, considerato negli Usa il “nemico pubblico numero uno” – che nel 1931 scivolò anch’egli sulla buccia di banana dell’evasione fiscale.

Cosa farà adesso Berlusconi?  Si arriverà ad un voto in Parlamento oppure l’ex premier  sceglierà di dimettersi da senatore? C’è un precedente, che riguarda il senatore Salvatore (Totò) Cuffaro, l’ex governatore della Regione Sicilia. Il 22 gennaio 2011 la Corte di Cassazione conferma in via definitiva la condanna inflittagli l'anno prima dalla Corte di Appello di Palermo. La stessa sera Cuffaro si costituisce spontaneamente e viene rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia (dove sta scontando la sua pena). Il successivo 2 febbraio il Senato della Repubblica accoglierà le sue dimissioni da parlamentare con 230 voti favorevoli, 25 contrari e 17 astenuti.

Dubitiamo che Berlusconi possa scegliere di seguire quell’esempio. Nei nove minuti del suo messaggio televisivo trasmesso a Porta a Porta, dopo aver ripercorso la sua vicenda politica e le (scontate) accuse alla magistratura "politicizzata", ha annunciato la volontà di rimanere attivamente sul fronte politico con la riedizione dell’esperienza di Forza Italia.

Le ripercussioni sui partiti e sul governo. Le sorti di un Paese non dovrebbero mai dipendere da una sentenza. Ma saranno inevitabili le ripercussioni all’interno dei partiti. Nel Pdl, con la contrapposizione tra falchi e colombe. Nel Pd, lacerato dalla ricerca di nuovi equilibri interni in vista delle scadenze congressuali, e con il fiato sul collo di Sinistra Ecologia e Libertà e del Movimento 5 Stelle. All’interno di Scelta Civica, reduce da una resa di conti fra le componenti popolare e liberale.

Reggerà l’alleanza che sostiene l’esecutivo Letta?

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