Bergoglio e “il primo passo”
La pace di inchiostro è stata siglata. Non una, ma due volte. La prima, il 26 settembre 2016, a Cartagena de Indias: là, sullo sfondo poetico del Mar dei Caraibi, il presidente Juan Manuel Santos e il leader delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc) hanno sottoscritto l’accordo, dopo 4 anni di negoziati e 52 di conflitto civile. Una settimana dopo, un referendum avrebbe dovuto ratificare l’intesa. Il no, a sorpresa, tuttavia, ha prevalso, per una manciata di voti. Un nuovo testo è stato, così, scritto a tempo di record, accogliendo alcune degli obiezioni dei critici.
La seconda firma è stata apposta il 24 novembre, al teatro Colón di Bogotà. Il primo dicembre, l’accordo è entrato in vigore. Un traguardo “storico”. Raggiunto anche grazie al sostegno – come ammesso dagli stessi protagonisti – di papa Francesco, che si è speso in prima persona per favorire il processo. L’appello all’Avana, sede del colloquio, il 20 settembre 2015, ha fatto restare i negoziatori incollati al tavolo, nell’ora di massima frizione. Bergoglio si è sentito tanto coinvolto, da promettere un viaggio in Colombia quando la pace fosse “blindata”. Il momento è arrivato. Negoziatori, governo, Farc, Parlamento hanno fatto la loro parte. Ora la “palla” passa alla società civile. Solo quest’ultima può trasformare la “pace d’inchiostro” in storia di tutti i giorni. È questa la battaglia più difficile. E la Colombia deve combatterla a guerra finita. Il papa lo sa. Per questo ha deciso di andare nella nazione proprio adesso, dal 6 all’11 settembre prossimo. Un viaggio anomalo. Non solo perché Francesco attraversa l’Atlantico per recarsi in un solo Paese. Bensì perché il pellegrinaggio ha un chiaro contenuto “politico”. Inteso, però, non come sostegno a una parte contro l’altra. Bensì nel significato evangelico, proprio del linguaggio bergogliano, di arte di costruire ponti, di considerare il tutto superiore alla parte come l’unità al conflitto. In sintesi, per il pontefice, la politica è la forza di “fare il primo passo” – come recita il motto del viaggio – incontro all’ex nemico. Francesco non può obbligare i colombiani a tale gesto.
Può, però, stare loro vicino, sostenerli, rafforzarli in questo momento cruciale della storia. È questo il compito del cristiano, sale della terra e luce del mondo.