Beppe Sala sindaco di Milano. Riparte dal “noi”

Scarto decisivo per assegnare la carica, con un‘agenda piena di impegni. L’invito a lavorare in squadra e le aspettative di una città che chiede risposte
Sala

La fascia tricolore da primo cittadino i milanesi l’hanno consegnata a Beppe Sala che la spunta sul candidato di centrodestra Parisi per 51,7 su 48,3 al ballottaggio.

 

Così l’uomo dell’Expo diventa il sindaco della città metropolitana, dalla sala di comando di Expo alla stanza dei bottoni di Palazzo Marino. Un compito non semplice: «Caro Beppe, ora tocca a te», è stato l’augurio di Giuliano Pisapia, appena sono stati resi certi i risultati. Tocca a Beppe e qualcuno si auguri che comincia proprio rivedendo le carte lasciate pochi mesi fa: quelle di Expo che qualcuno, nonostante i successi raggiunti, chiama l’incompiuta. Incompiuta guardando al futuro di quell’area, e poi ci sono le periferie storiche e meno, con le loro contraddizioni, le povertà vecchie e nuove, il lavoro che manca.

 

E nuova, da inventare da zero l’area metropolitana a cui va data forma, e sostanza perché non rimanga un’accozzaglia di comuni e di nomi scritti sulla carta. E poi ci sono quei progetti avviati e altre opere da completare, vedi scali ferroviari, Ortomercato, Idroscalo, Citta della salute, nuova moschea.

 

Ma lui c’è almeno così ha promesso nella notte della vittoria: «Adesso lavoriamo». E parla del suo chiodo fisso quello di fare di Milano un modello per l’Italia e l’Europa. Poi racconta che l’esperienza di Expo lo ha umanizzato, perché era abituato ad avere tutto sotto controllo e a far dipendere ogni cosa da lui, mentre questa volta si è trovato costretto a fare squadra. È una buona lezione se caso mai la metterà a frutto: “fare squadra” è il modo che garantirà alla nuova giunta una capacità maggiore di ascolto, di coinvolgimento.

 

Di attenzione verso ogni cittadino. «Non sei più “io”, qui siamo “noi”», gli hanno ripetuto quelli che lo hanno affiancato. Ora bisogna comporre la giunta e i nomi sono importanti come Ambrosoli, Colombo, Bonino, Linus. È la notte della vittoria che fa dire: «Dobbiamo davvero cambiare cominciando dalle periferie perché ci giochiamo tutto lì».

 

Ha vinto Sala sì, ma di poco, ha vinto il suo progetto di città tra l’altro abbastanza simile a quello del suo sfidante Parisi che scrive nel suo profilo Facebook : «Voglio ringraziare ognuno di voi per questo grande risultato. Da Milano parte una proposta nuova, di rinnovamento, di contenuti. C'è molto lavoro da fare. Noi siamo pronti».

 

Gli fa eco un cittadino che scrive: «Mi aspetto una collaborazione giusta e onesta con il nuovo sindaco: l'opposizione per l'opposizione non porta a niente, mentre se è fatta con intelligenza e buon senso per migliorare la nostra città ce ne ricorderemo fra 5 anni. Le chiedo l'umiltà e il coraggio di aiutare il nuovo sindaco, perché, con la compagnia che si ritrova, non so se riuscirà a risollevare Milano dopo 5 anni di Pisapia».

 

Nella serata di festa organizzata da Giuliano Pisapia in Piazza Duomo per la sua vittoria di cinque anni fa era apparso nel cielo un bellissimo arcobaleno che abbracciava tutta la piazza gremita. Ieri pomeriggio a ballottaggi ancora in corso è tornato l’arcobaleno che qualcuno ha voluto subito vedere come segno premonitore di una nuova vittoria per Sala. Ai segni ci credo poco, l’arcobaleno porta bene comunque. Auguri sindaco! Buon lavoro e soprattutto si ricordi di quel «Non sei più “io”, qui siamo “noi”». Vedrà quante cose in più riuscirà a fare se applicherà all’intero programma questa frase.

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