Bentornato presidente
Ci sono tutti. Salvini, Di Maio, Renzi, Mattarella. E c’è lui, Giuseppe Garibaldi, ex presidente, che si è ritirato in una baita in montagna con figlia e moglie insoddisfatta. Tant’è vero che lo lascia e se ne torna a lavorare a Roma al Quirinale, come assistente del nuovo presidente. E lui, rimasto solo, depresso, si sfoga a tagliare alberi, poi non ce la fa più e scende a Roma per riconquistare la moglie. Le inventa tutte, i media lo riconoscono però, lui si lascia coinvolgere dalla politica – lo scopo segreto è sempre la moglie -, i nuovi leader, cioè Salvini e Di Maio (il gatto e la volpe), lo fanno premier per poterlo manovrare a loro piacere, suggerendogli anche le risposte in conferenza stampa. Ma lui capisce il gioco, non ci sta, e con la furbizia di uomo semplice, negato ai trabocchetti mediatici – immagine degli italiani che non votano per diffidenza verso i politici – scavalca tutti, li sconcerta e propone agli italiani una tregua per uscire dalla crisi. Con una ricetta semplicissima. Perché almeno per alcune settimane, non ci decidiamo a pagare davvero le tasse? Tutti?
Sembra un filmetto brillante, una favoletta – e certo in parte lo è -, Bentornato presidente, il sequel di Benvenuto Presidente, diretto astutamente dai trentenni Fontana e Stasi e con protagonista assoluto Claudio Bisio. Una satira gentile ma anche affilata, dove Peppino, l’ex uomo qualunque, diventato leader supera i divetti politici mediatici che lo vorrebbero usare con la libertà di un uomo che vuole riconquistare la moglie e gli italiani. Tutti vogliono oggi fare i leader. Le scene del convegno Pd dove ognuno esulta per fare il capo e proporre un nuovo nome, sono graffianti ed esilaranti insieme. Ma senza offendere.
Come quelle della coppia Di Maio-Salvini che cercano di rubarsi la scena a colpi di immagini e di selfie e vengono spiazzati dalla creatività di Bisio. Dolce ma non troppo, con qualche caduta di stile, il film è un divertissement satirico che ridendo e scherzando lancia tanti sassolini al mondo politico attuale e ad una Italia lamentosa, umorale. Bisio si diverte un mondo ad esprimere un pensiero forse molto diffuso, ma che i sondaggi telecomandati ignorano: una Italia onesta non è una utopia, esiste davvero. In fondo, dice il nuovo leader, basterebbe poco per ricominciare a stare meglio. Magari lo capisce anche qualche politico, come il Salvini di turno, a cui scende una lacrima vera, una volta tanto. Caricature frizzanti ma benevole, centrate da interpreti somigliantissimi e facilmente individuabili – Guglielmo Poggi è un Di Maio esilarante -, una sceneggiatura rapida, fanno un film che non aspira a restare nella storia, ma un po’ di storia lo è, a modo suo. Lo sguardo pungente a 360 gradi sul Belpaese dovrebbe un po’ far pensare, sorridendo. Della serie: Italia, si può ricominciare a sperare. Da vedere.
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