Bentornato, campione
Max Biaggi è risalito sul podio a Imola domenica 26 settembre, conquistando il mondiale Superbike. Un successo che va oltre il titolo.
Tredici anni sono tanti. Un’eternità per chi, come Max Biaggi, è nato col desiderio di primeggiare, nella vita come nello sport. Indole che a volte lo ha portato ad andare un po’ fuori dalle righe, a vivere anni bui, ad uscire dal giro. Perché il “Corsaro”, centauro romano con tanto talento e poca diplomazia, si è dovuto reinventare più volte prima di tornare finalmente al successo.
Quello raggiunto domenica 26 settembre sul circuito di Imola, però, vale doppio o triplo. Per tanti motivi. Innanzitutto, Biaggi ha conquistato uno dei titoli più ambiti nell’intero panorama del motociclismo: il Mondiale Superbike, secondo (per prestigio e competitività) solo alla MotoGP. Poi perché lo ha fatto a 39 anni suonati, dopo che ne erano passati ben tredici dal suo ultimo iride. Era il lontano 1997, infatti, quando Max conquistava il quarto titolo consecutivo in 250, pronto per affacciarsi, con grandi credenziali, al campionato dei grandi: la 500, poi diventata MotoGP. Che, in verità (e malgrado l’esordio trionfale nel Gran Premio del Giappone), gli ha riservato tante delusioni e poche soddisfazioni. Come la bandiera nera di Barcellona ’98, occasione nella quale Biaggi effettuò un sorpasso nonostante il regime di bandiere gialle, non si fermò per lo stop and go punitivo e fu tolto dall’ordine d’arrivo, perdendo punti preziosi (e forse decisivi) nella corsa al titolo iridato. O come la grande rivalità con Valentino Rossi, caratterizzata da screzi reciproci e gratuiti, che finì per penalizzare il pilota più esperto ed esaltare quello più giovane. O come l’addio alla MotoGP, avvenuto a fine 2005 dopo una serie di stagioni alquanto deludenti, e il conseguente anno sabbatico.
Poi, piano piano, la risalita. Iniziata col passaggio al Mondiale Superbike, che vede in pista le due ruote derivate dalla serie (quelle vendute al pubblico) e ritenuto dai puristi (e anche dallo stesso Biaggi, forse a parziale giustificazione del suo insuccesso in MotoGP) la vera università della motocicletta. Due anni in Suzuki (meglio il primo del secondo, e anche qui trionfo nella prima gara disputata), prima del passaggio all’Aprilia. Una stagione di ambientamento, poi il fenomenale 2010. Pilota italiano, moto italiana, sponsor italianissimo (Alitalia), con tanto di tricolore sulla carena: un cocktail esplosivo. Biaggi apre in sordina, poi mette la freccia nel campionato e se ne va. Gli avversari? Tanti (in particolare Leon Haslam, ultimo ad arrendersi), veloci, principalmente inglesi e, soprattutto, molto più giovani di Max. La carta d’identità, però, non è un problema per Biaggi, che si porta a casa un titolo mai conquistato prima da un pilota italiano. E dove arriva il trionfo matematico? Ad Imola, ovviamente: il quadro, tutto tricolore, è completo.
Ma dietro all’impresa di Biaggi ci sono anche due persone molto speciali: la compagna Eleonora Pedron (Miss Italia 2002) e la figlia Inés Angelica, nata nel 2009. Sono loro il vero motore di Max. Bentornato, campione (del mondo).