Bentornata Italia

Leone d'oro al documentario "Sacro GRA" di Rosi. Argento al greco "Miss Violence". Pubblichiamo un estratto dell'articolo che uscirà sul numero 18 di Città Nuova rivista
Gianfranco Rosi vince il Leone d'oro con il documentario "Sacro GRA"
Nessuno quasi se l'aspettava. Pochi ci speravano. E invece Bertolucci, presidente della giuria internazionale, ha esultato quando il documentario di Gianfranco Rosi ha vinto il Leone. Dopo quindici anni dal trionfo di Gianni Amelio in Cosi ridevano, l'Italia sembra avere imbroccato la via di una possibile rinascita.

 

Anche perché miglior attrice è risultata Elena Cotta, 83 anni, grande Samira nel film di Emma Dante, che ha vinto al posto di una grandissima Judi Dench in Philomena, film che si è preso solo un premio per la sceneggiatura, oltre a quello della critica e del signis cattolico, però non la Coppa Volpi, che sarebbe stata assai meritata.

 

E dall'Italia sono arrivati anche altri film meritevoli, come Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, mentre purtroppo Amelio con il suo L'intrepido è rimasto a secco. Inspiegabilmente, perché il film sull'uomo che fa il mestiere del rimpiazzo non è poi così male, grazie anche alla performance di Antonio Albanese.

 

Misteri delle giurie, le quali dovrebbero però cominciare a spiegare al pubblico le motivazioni dei premi e delle esclusioni, così da togliere una certa aura di mistero e di sospetto…

 

Certo è che al festival veneziano, mostra di arte cinematografica come si autodefinisce da 70 anni, è passata l'umanità di oggi, centellinata nel suo lato di sofferenza più che di gioia. Soprattutto per quel tema, la famiglia, che continua ad essere centrale in ogni rassegna di cinema che si rispetti.

 

Il Leone d'argento assegnato al giovane greco Alexandros Avranas per Miss Violence, oltre al premio come miglior attore al protagonista Themis Panou, la dice lunga sulla vittoria di un film che è una tragedia arcaica, di echi classici, dove la famiglia è l'inferno. Porta chiusa all'inizio e alla fine del film sull'incesto, lo sfruttamento sessuale dei figli, la dittatura psicologica che vi si vive. Denuncia certo di ciò che può succedere dentro le mura di casa, ma anche crudeltà di visione e di rappresentazione e, soprattutto, nessuna via di usicta, se non il suicidio di una  bambina che non regge al clima infernale.

 

Venezia ha giocato una buona carta. Certo, avrebbe potuto fare molto di più. È mancata una certa luce… Ma a settant'anni già camminare vale molto. Anche se c'è gente ancora molto svelta, che si accorge come la famiglia, nonostante gli assalti e le deviazioni, resista ancora. Occorre saper vederlo e raccontare… Speriamo che Venezia 2014 raccolga la sfida.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons