Beni culturali, si cercano 9 nuovi manager

Dopo la selezione che, tra le polemiche, l'anno scorso ha portato alla scelta di 20 nuovi direttori, dei quali 7 stranieri, il ministro Franceschini ci riprova. Tra i siti ionteressati ci sono il castello di Miramare, gli scavi di Ercolano, Villa Adriana e Villa d'Este a Tivoli
Colonnato della Palestra

Chissà se questa volta abbiamo davvero un ministro dei Beni culturali che fa sul serio. Anche se lui dice che le sue riforme sono “di sinistra “– vecchio assioma ideologico sfuggito a Dario Franceschini -, come se la cultura fosse un affare di partito (purtroppo lo è stato dal 1946, più o meno ad oggi). Ma andiamo oltre certe affermazioni di propaganda. Franceschini, che è di Ferrara – città del silenzio di inusitata bellezza – almeno una sensibilità dimostra di averla ed anche un impegno concreto. Lo si è visto, ad esempio, nel caso di Pompei che sembra stia risorgendo dall’incuria e dal malgoverno della gestione. E soprattutto da quando, quasi un anno fa, ha deciso il lancio dei primi musei statali autonomi (bilancio e gestione), come gli Uffizi a Firenze, Brera a Milano e la reggia a Caserta.

 

Naturalmente le polemiche non sono mancate, visto che i vincitori dei concorsi non sono stati degli italiani: è infatti il tedesco Schmidt a gestire gli Uffizi e il canadese Bradburne ad amministrare Brera. I mugugni sotterranei continuano, come ho avuto occasione di scoprire tempo fa ad una inaugurazione di una mostra fiorentina, ma una volta tanto sembra abbia vinto la competenza e non la politica o gli ”inciuci” dinastici e le filiere degli “amici degli amici” di gusto prettamente italico. Con questo non si vuol dire che i precedenti responsabili non fossero personalità all’altezza, ma formavano un cerchio chiuso e ormai l’Europa dei beni culturali – si voglia o no – necessita di uno sguardo transnazionale: ben vengano quindi dei direttori non italiani, se hanno gusto e ci sanno fare, e non siano puri manager, ma creatori di nuovi contenuti.

 

Alla prova dei fatti l’esperimento pare finora riuscito: Brera e gli Uffizi – l’ho constatato – sono fervidi di iniziative, il direttore di Caserta anzi è stato contestato perchè lavora troppo…(e  quindi fa lavorare: e, a proposito, quando si inizierà davvero ad assumere giovani preparati nei musei?). E se si pensa che la gente ormai frequenta moltissimo i siti museali – quest’anno i visitatori finora sono cresciuti del nove per cento in più rispetto al 2015 e pagano… – è naturale che il ministro tenga conto del fenomeno e preveda provvedimenti a largo raggio.

 

Ecco allora la nuova decisione: un bando di concorso per altri nove nuovi direttori-manager, un concorso con una commissione di cinque membri di fama internazionale a giudicare i curricula presentati entro il 20 luglio e i cui risultati si conosceranno entro la fine dell’anno in corso.

 

I direttori dovranno gestire i seguenti siti archeologici e complessi museali: la Pilotta a Parma, il Castello di Miramare a Trieste, Ostia antica, Ercolano, i Campo Flegrei a Napoli, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, i Musei della civiltà romana a Roma, il Parco dell’Appia antica (ce la faranno con l’edilizia selvaggia che l’assedia?), il Museo etrusco di Villa Giulia a Roma. Sempre nella capitale, Palazzo Massimo sarà gestito da un neo-direttore, ma scelto dentro il Ministero (perchè questa differenza?).

 

Certo, mancano ancora luoghi e complessi eccellenti: basti pensare ad Aquileia o a Cividale del Friuli, al Sacro Monte di Varallo, alla Villa di Piazza Armerina (la Sicilia è stata dimenticata!). Intanto, si va avanti con energia. La speranza è che tutto venga fatto alla luce del sole e che le persone scelte siano non solo dei manager attenti ai soldi, ma uomini di profonda sensibilità alla bellezza. Non è forse l’Italia il Belpaese?.

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