Benessere e beni relazionali
Il centro studi Sintesi ha recentemente pubblicato una mappa della ricchezza delle province italiane. Al primo posto risulta un comune Lombardo, con un reddito famigliare medio pari a circa 66 mila euro annui, e agli ultimi posti piccoli comuni del Sud e delle Isole, con meno di 10 mila euro. Questi dati sono sostanzialmente coerenti con quelli pubblicati annualmente sulla qualità della vita delle città italiane. Mi ha colpito vedere il mio comune di origine nella parte bassa della classifica, con una ricchezza molto minore di quella del comune nel quale lavoro da diversi anni (Milano). La mia esperienza mi suggerisce che la storia sia molto più complessa rispetto a quanto questi semplici dati ci dicono. Nessuno può negare che il reddito sia una importante componente del benessere. Ci sono, però, dimensioni della qualità della vita altrettanto importanti che vengono trascurati da chi misura il benessere. In particolare queste misurazioni non riescono a vedere dei beni essenziali per la qualità della vita: mi riferisco ai rapporti interpersonali, ai cosiddetti beni relazionali. Cosa accadrebbe a quelle statistiche se per stimare la ricchezza degli italiani inserissimo indicatori di beni relazionali, con domande del tipo: Su quante persone puoi contare nei momenti di difficoltà? , Quante ore trascorri da solo davanti alla tv?. Sono certo che quelle classifiche si complicherebbero non di poco. Va poi notato che i beni relazionali non sono faccende estranee all’economia, tutt’altro. Solo un esempio. Crescere un figlio, o curare un anziano, costano tanto più quanto meno é fitta la rete di rapporti. Dove la famiglia e gli amici si riducono (fenomeno più accentuato al Nord), molti beni relazionali sono offerti dal mercato (badanti, asili nido, pensioni per animali). Più i beni relazionali diminuiscono, più il mercato si sviluppa, e crescono spesa e reddito. Ma siamo sicuri che aumenta anche il benessere? In certi casi senz’altro sì, ma in altri forse no: chi può negare la felicità che un nipote da accudire arreca ai nonni? Certo è una felicità faticosa, ma allontana depressioni e senso di inutilità. Mi auguro che si arrivi presto a misurazioni del benessere che tengano conto anche di queste forme di ricchezza (e di povertà) relazionale. Magari scopriremo che le province del Nord sono ancora quelle più benestanti, ma avremo più dati per dirlo e forse ci accorgeremo che il divario non è poi così grande.