Benefici per chi?
Si riapre il dibattito sulla sperimentazione animale, tra mondo scientifico, animalisti e opinione pubblica.
Talvolta, pensiamo la ricerca come un prodigioso meccanismo, un mito a cui attribuiamo capacità fantastiche e illimitate. È così che ad essa siamo pronti a chiedere tutto: di progredire oltre ogni frontiera ma anche, poi, di sottostare alle nostre regole e alla nostra sensibilità. Capire però i meccanismi che regolano e che soggiacciono alla ricerca è cosa ardua. Passione, curiosità, filantropia, economia e potere ne sono solo alcuni.
In questo panorama complesso, fatto di attese e pretese, si inserisce la nuova normativa europea in materia di sperimentazione animale che ha acceso ancora una volta il dibattito sull’uso degli animali per la ricerca. La compassione ci pone di fronte ad una scelta: è giusto salvare vite umane a scapito di vite animali o viceversa? Ancora una volta il legislatore è chiamato a fare da ago della bilancia, sotto le pressioni dell’opinione pubblica e di un’etica che va trasformandosi. Si è così passati dall’uso indiscriminato ed incontrollato del passato ad una progressiva riduzione del numero di animali utilizzati. Le strutture utilizzatrici sono state poi sottoposte a maggiori controlli da parte delle autorità competenti sino a un regime di autorizzazione per quegli esperimenti che comportassero dolore eccessivo per gli animali.
Le nuove prospettive sono quelle di una sostituzione progressiva degli animali con metodi alternativi come sistemi in vitro e software capaci di simulare dei sistemi biologici. Laddove non sia possibile la sostituzione di animali vivi con metodi alternativi, la nuova normativa mette in rilievo una serie di obblighi. Due esempi: una più rigida e sistematica valutazione etica delle proposte di progetto e la condivisione dei dati non riservati per evitare la duplicazione di esperimenti. In particolare, poi, l’impiego di primati non umani sarà autorizzato solo eccezionalmente e in condizioni rigorosamente definite, perché resta infatti indispensabile per molti programmi di ricerca per la lotta a malattie infettive come Hiv, malaria, epatite, Sars, ecc.
La direttiva cerca inoltre di garantire eque condizioni di concorrenza in tutta l’Ue per l’industria e la comunità scientifica, anche per non porre la ricerca europea in una situazione di svantaggio rispetto al contesto internazionale.
Nonostante si tratti di un passo importante verso la sostituzione completa degli animali vivi con metodi alternativi, l’uso degli animali continua, però, ad essere necessario per tutelare la salute umana, animale e l’ambiente.