Benedetto XVI e il cammino di Sophia

Un augurio, una benedizione: “Sarà una cosa bella!” Si susseguono giornate di grande intensità, mentre si avvicina la data in cui la rinuncia al ministero pontificio che Papa Benedetto XVI ha annunciato l'11 febbraio scorso diverrà operativa. Si conclude uno straordinario pontificato che resterà impresso nella memoria e nel cuore per molte ragioni. Il preside dello IUS Piero Coda ne tratteggia alcune.
Benedetto XVI

La “grande” storia del pontificato di Benedetto XVI, di cui siamo testimoni ancora una volta in questi giorni, ha attraversato anche la “piccola” storia di Sophia.

“Sin dall’inizio il cammino di Sophia si è incontrato con il ministero di Papa Ratzinger. E in ciò abbiamo avvertito un segno tangibile dell’attenzione di Dio verso questo progetto fiorito dal cuore di Chiara Lubich. Il cammino di Sophia, infatti, ha preso le mosse nel settembre del 2005 qualche mese dopo l’elezione di Benedetto XVI.

L’anno successivo, preparata da una commissione ad hoc dei futuri docenti, una bozza che tracciava le linee ispiratrici e i profili concreti del progetto, in accordo con Chiara, fu presentata al Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Tarcisio Bertone, il quale ne trasmise il contenuto al Papa. Egli – ci riferì il Cardinale – apprezzò l’iniziativa e osservò con realismo: «Se ce la fanno, soprattutto coi professori, sarà una cosa bella!». Lavorammo per un anno, sapientemente accompagnati dalla Congregazione per l’Educazione cattolica che sin dall’inizio, nella persona del Cardinale Prefetto, Zenon Grocholewski, ci accolse cordialmente e nella persona dell’allora Sottosegretario, oggi Segretario, Mons. Vincenzo Zani, ci seguì con cura passo dopo passo.

Il Papa c’inviò poi un caldo messaggio per il giorno dell’inaugurazione, il 1 dicembre 2008. Il 15 novembre, intanto avevo avuto l’occasione d’incontrarlo personalmente, in Vaticano, ed egli con affetto aveva inviato una benedizione personale a tutta la comunità accademica.

Nella settimana santa del 2009 partecipammo all’udienza generale in Piazza San Pietro. Due fra gli studenti furono scelti (dagli studenti stessi) per il saluto al Papa: Caelison Lima de Andrade dal Brasile e Assumpta Uwajambo dal Rwanda. Il Papa si commosse quando Caelison, non vedente, gli disse con semplicità e convinzione: «Il nostro grazie a Lei, come studenti, perché a Sophia abbiamo trovato Gesù, che è la Luce, e questa Luce vogliamo portarla a tutti!».

Due anni dopo, sempre nell’udienza generale, fu la volta di Samar Bandak dalla Giordania e Daniel Peter dal Brasile. 

Quando fu il nostro turno, il prelato che presentava al Papa le persone che via via lo salutavano c’introdusse come «L’Istituto Universitario Sophia» e il Papa precisò, con un sorriso: «di Loppiano!». Ci s’intrattenne più del solito nel dialogare con lui. Disse ai due studenti, nel congedarli, di salutargli tanto tutti gli altri e al sottoscritto, per due volte, chiese un po’ stupito: «Ho saputo che lei lavora a Sophia full time!». «Sì – gli spiegai – perché il progetto di far interagire tra 

loro le varie forme del sapere, nello spazio di vita e di luce della Sapienza cristiana, come lei ci ha indicato nella Caritas in veritate, chiede tutto il nostro impegno».

Il Papa m’invitò con forza a continuare e ci benedisse ancora una volta.”

Il magistero di Benedetto XVI, il suo pensiero alto e lungimirante, ha trovato ampio spazio a Sophia. C'è un momento particolare che vuole ricordare?

“Sì, un esempio tra altri. Fu per noi tutti e, debbo dire, anche per me personalmente, una gioiosa sorpresa leggere, a conclusione del primo anno accademico, l’enciclica Caritas in veritate. Vi trovammo una straordinaria sintonia con l’ispirazione che, a partire dal carisma dell’unità e dall’intuizione di Chiara, ci guidava nel dar forma al progetto di vita e di studi, in orizzonte inter e trans-disciplinare, del nostro Istituto. Tanto che subito, alla ripresa dell’attività accademica nel settembre 2009, organizzammo una giornata di approfondimento a partire dall’enciclica (gli atti sono pubblicati sulla rivista “Sophia”, 1 [2009/2]). 

Di seguito il Papa fu contento e commosso di ricevere una lettera di due nostri studenti, oggi felicemente sposi, Carla Pagliarulo, italiana, e Juan Pablo Mahé Duque, colombiano, tra l’altro appartenenti la prima al Movimento dei Focolari e il secondo al Cammino Neocatecumenale; i due studenti gli scrissero per ringraziarlo e per dirgli di aver preso la decisione, alla luce della lettura in comune della sua enciclica, di diventare insieme, come famiglia, apostoli di quel «nuovo slancio del pensiero» in essa auspicato!”

 

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