Benedette foto!

A dieci anni dalla scomparsa di Carmelo Bene, personalità indimenticabile del nostro teatro, gli scatti di Claudio Abbate lo ricordano nella sua disarmante espressività
Carmelo Bene in uno scatto di Claudio Abbate.

Geniaccio multiforme, carismatico vagabondo dell’arte, Carmelo Bene lo è stato, ed insieme molto altro. Aveva una icona facciale che viaggiava tra il mefistofelico, l’ingrato, il clownesco e il tragico. Un’arte in più che disintegrava il corpo, lo schiacciava e lo deformava. Lo faceva espressione del dolore universale come anche del ridicolo. Claudio Abbate ritrae Carmelo Bene dal 1963 al 1973, dopo la parentesi cinematografica. Pinocchio, Macbeth, Lorenzaccio, Achille, Pentasilea; ma anche Salomè e Nostra Signora dei Turchi.

Il viaggio dentro al corpo che si devasta ma non si distrugge, si desacralizza ma non si svuota, prevede tappe, ognuna delle quali è una penetrazione nell’universo di un autore onirico e spiazzante come pochi, ghignante eppure triste. Con una malinconia incredibile insieme ad una esasperazione della vita che fa tutto eccessivo. Come se bisognasse uccidere la rappresentazione per darne il senso primitivo, o meglio per ritrovarlo dopo secoli di sovrastrutture.

Mediterraneamente fatalista e cosmico, crudele e sospiroso, il mondo di Carmelo Bene rivive in questa galleria. I primi piani dell’artista onnivoro e inesausto parlano di dolore e di smorfie, di allegria disincantata e talora cattiva, di beffa e di voglia di felicità. Un burattino e un tragico insieme. Un pagano e un mistico del corpo, da disinnervare e da amare. Con quel volto dolce di Carmelo giovane, che apre la rassegna.

"Benedette foto! Carmelo Bene visto da Claudio Abate". Roma, Palazzo delle Esposizioni. Fino al 3/2 (catalogo Skira)

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