Il bene comune non è uno slogan ma va costruito insieme

Per prendere parte ed esporre la propria idea con franchezza occorre fare lo sforzo di conoscere i diversi punti di vista. Le elezioni possono essere l’occasione per maturare uno sguardo nuovo sulla politica. Contributo al dibattito verso le elezioni politiche del 25 settembre promosso da Città Nuova. Vedi Focus
Bene comune . Foto città dall'alto. Siena Marco Alpozzi/LaPresse

Scrivere il proprio pensiero sulla situazione politica italiana attuale richiede preparazione e conoscenza approfondita, che ammetto di non avere. Ma la mia idea molto semplice, da cittadino impegnato ed aderente al Mppu (Movimento politico per l’Unità), è che il gettonato “bene comune” è spesso uno slogan adottato da partiti politici e suoi aderenti, ma anche dai cittadini che ad esempio non sono in grado di assumersi una responsabilità, giusta o sbagliata a seconda delle posizioni, andando al voto, o dicendo che la politica è inutile, corrotta, ecc. 

È importante, quindi, avere un senso critico di quanto accade, ma occorre avere anche un senso partecipativo, come ripetono spesso i docenti dell’Istituto universitario Sophia nelle lezioni alle scuole di partecipazione promosse dal Mppu.

È necessario “prendere parte ed essere parte”, il che significa che non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità di comuni cittadini, di varie convinzioni religiose, culturali, politiche, esprimendo un voto, che è il primo modo per essere veri cittadini attivi.

E questa responsabilità deve essere trasmessa ai giovani, che sono il presente. Si “i giovani sono il presente” e non solo il futuro e, a loro va trasmessa anche una certa responsabilità nel cambiamento da fare in questo Paese e nel mondo intero. Loro hanno vitalità, forza ed energia, capacità, non comuni agli ultracinquantenni, di cui la classe politica è piena, seppur ringiovanita in questi ultimi anni con alcuni movimenti politici.

Un impegno da assumere, quindi, secondo il mio modesto parere, è coinvolgere nel progetto Next generation UE e nei progetti del PNRR i giovani, le associazioni giovanili, gli studenti universitari, perché poi saranno loro a dover affrontare le conseguenze di questi soldi dati in prestito per un miglioramento strutturale dell’Italia, e che per più della metà, dovranno essere restituiti all’Europa.

Non sarà facile e ci vorranno idee innovative che siano rispettose della persona umana e dell’ambiente. Ci vorranno nuove start up, inventiva, ma anche una “Intelligenza Artificiale” calibrata che non snaturi l’essenza dell’uomo, come invece sta accadendo, con controlli esagerati che violano le vite private con algoritmi che decidono meccanicamente anche in situazioni dove dovrebbero essere la sensibilità e profondità di animo a doverlo fare.

Ci vorranno regole di convivenza che rispettino le scelte delle persone, come nel campo delle cure sanitarie che dovranno essere più funzionali e mirate delle “medicine di massa”. Ci vorrà il rispetto dell’ecologia, ormai contaminata di oggettistica superflua che porta poco al benessere reale delle società… e ci vorrà un’economia non più incentrata sulla finanza e società di rating che con le loro scelte possono, sempre tramite algoritmi, valorizzare o svalorizzare paesi e nazioni. La politica dovrà essere in grado di aiutare i più poveri e creare occasioni di sviluppo autonomo valorizzando le esperienze dell’economia civile

Si dovranno fornire, tramite la PA, servizi efficienti e snelli, orientati alle soluzioni ottimali e reali e non alle soluzioni speculative come è spesso successo nel periodo della pandemia.

L’elenco potrebbe essere lungo, ma occorre che al centro di tutte le attività della politica ci sia l’uomo, la sua umanità e il suo valore unico e irripetibile di ogni soggetto umano, a prescindere da razza, cultura, religione, stato sociale, genere.

La politica attuale, soprattutto a livello centrale, è secondo me, quella che poco costruisce e molto appesantisce, sia in termini di norme che di burocrazia e benessere sociale. Infatti può succedere di valutare i candidati solo su chi potrà fare meno danni, piuttosto che fare il “bene del Paese”.

Questo è un principio generalizzato perché spesso i cittadini sono convinti che le politiche nazionali sono comunque orientate da poteri forti sovra-nazionali, anche con finti filantropi, che troppo spesso decidono per milioni, se non miliardi di persone.

Occorre, allora, ridare alla politica un occhio puro, perché come ci ricorda Chiara Lubich, essa è “l’amore degli amori”, lo stelo che sostiene i petali, ovvero tutte le realtà di una società civile e quindi è fondamentale per la vita di ogni giorno.

Va quindi rispettata e aiutata, ma occorre prima di tutto crescere nella parresia (termine di origine greca che indica la reale franchezza nell’esprimere il proprio pensiero, ndr) dire di ciò che non funziona, prendendone atto, per arrivare a proporre soluzioni ottimali, riformulando idee funzionali e a volte anche semplici, quelle che nascono dal criterio del buon padre/madre di famiglia e che spesso possono risolvere il problema senza ricorrere a soluzioni più complesse.

Insomma, come cittadini andiamo al voto, facciamo la nostra parte, e siamo esigenti nei confronti dei candidati a richiamarli al loro dovere da eletti.

Informiamoci, diciamo la nostra con spirito costruttivo e di rispetto per tutti, cercando il dialogo e confronto, anche sottolineando ciò, a nostro avviso, non funziona. Occorre però fare lo sforzo di leggere non solo il programma del partito/coalizione che può interessarci, ma anche degli altri, perché una corretta visione dei problemi si potrà avere soltanto se uno guarda sempre da più punti di vista.

Un apprezzato professore universitario diceva sempre ai suoi studenti: se hai idee di sinistra non leggere solo giornali di sinistra, ma leggi anche quelli di destra e di centro, e se sei di destra, leggi anche quelli di sinistra e di centro, idem se sei di centro, leggi giornali di sinistra e di destra, solo così potrai avere una piena visione ampia di ciò che accade nel tuo Paese e di ciò che può essere fatto per il vero “bene comune”.

Contributo al dibattito verso le elezioni politiche del 25 settembre promosso da Città Nuova. Vedi Focus

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