Ben Harpper: l’eterno fascino del gospel

Potrei sbagliarmi, ma lo ricorderemo come uno degli album più belli di questo 2004. Pieno di speranza fin dal titolo, There will be a light (Virgin) è un capolavoro d’intensità e ispirazione germogliato dal confronto tra una delle stelle più luminose della nuova black music e l’istituzione più blasonata e longeva della tradizione gospel e spiritual: i Blind Boys of Alabama, un gruppo di stagionati cantanti non vedenti che già avevano collaborato con Harper nel 2001. Ciò che schizza dai solchi dell’album è un meraviglioso cocktail di sonorità moderne e sapori antichi, dove il linguaggio sempiterno del gospel viene riletto con piglio postmoderno, ma senza nulla stravolgere del suo codice genetico. Nato e cresciuto sulle sofferenze delle prime generazioni di neri americani, il Gospel (il termine inglese significa Vangelo) è giustamente considerato tra le forme più alte di preghiera in musica, così universale e coinvolgente da trascendere il contesto razziale che l’ha generato per acquisire una straordinaria valenza cosmopolita, tant’è che oggi esistono eccellenti gruppi gospel in Giappone come in Australia, in Africa come in tutta Europa, Italia compresa. E il suo fascino non ha mancato di contagiare gli artisti più diversi, da Dylan ai Beatles, per non parlare delle numerose band che spesso amano contaminare con queste atmosfere tutt’altri generi. Ma torniamo a questo disco, il settimo nella discografica del talentuoso song-writer californiano. Un album registrato in poco più di una settimana, con tutta la passione e la deferenza che una popstar deve al cospetto di una leggenda vera: Quando i Blind Boys aprono bocca – ha dichiarato Harper di recente – le loro voci rimandano a un’epoca in cui l’umanità non conosceva ancora la salvezza e la redenzione. È il suono dell’oppressione e della lotta, è il suono della liberazione. È un suono antico come il tempo. Loro sono le piramidi della musica gospel, la culla del soul sacro. Undici brani di straordinaria purezza, al di là del tempo e delle mode, dove le armonizzazioni vocali dei Blind Boys s’incrociano a meraviglia con l’energia e le sonorità moderniste di Harper, uno dei pochi in grado di spaziare dal blues al funky, dal soul psichedelico al folk-rock d’autore con la naturalezza di un veterano. E pensare che nel ’69 quando nacque Ben, Clarence Fountain e i gli altri Blind Boys avevano già trent’anni di onorata carriera sulle spalle! Nel disco s’alternano composizioni autografe, vecchi traditionals, e una cover, Well Well Well, scritta a quattro mani da Dylan e Danny O’Keefe, ma l’intensità del lavoro è tale che è difficile distinguere chi abbia scritto cosa: perché così è per l’appunto il vero gospel, una forma espressiva dove il Destinatario è sempre immensamente più importante del mittente… Ora che il grande Ray Charles ci ha lasciato (a proposito, non perdetevi la recentissima raccolta di duetti Genius loves company), questo album contribuisce non poco ad addolcirne la mancanza. Lo consigliamo caldamente, soprattutto a quanti si sentono oppressi o addolorati nell’intimo: saprà riscaldarvi il cuore, e accarezzarvi l’anima come un balsamo. CD Novità STUDIO 150 V2-Edel Registrato nell’omonimo studio di Amsterdam, l’undicesimo album solista dell’ex leader dei Jam e degli Style Council è una raccolta di cover per nulla scontata e di grande impatto. Il nostro spazia con la consueta classe tra torridi rhythm’n’blues, morbide soul-ballads e classici folk d’autore, a dimostrare che non sempre una raccolta di vecchie canzoni è solo il più banale degli escamotage per rockettari a corto di ispirazione. JOSS STONE MIND BODY & SOUL Virgin La grinta è la stessa del suo formidabile debutto dello scorso anno, ma le nuove canzoni dimostrano più profondità e maggiori rifiniture. Una splendida conferma per questa eterea fanciullina britannica dotata di una voce più nera di un tombino di Harlem. Che Janis Joplin abbia finalmente trovato un’ered

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