Belfast non torna indietro

Gli scontri dei giorni scorsi non hanno minato il processo di pace. Le tensioni permangono ma cattolici e protestanti non vogliono più barricate
belfast irlanda

Mercoledì sera due uomini appartenenti all’organizzazione Costruttori di pace sono partiti dai lati opposti del quartiere di Short Strand a Belfast per dialogare con le fazioni che in questi ultimi giorni hanno provocato scontri, ferendo anche un fotografo. L’unica arma nelle loro mani era il dialogo e il sostegno di migliaia di cittadini che non vogliono più tornare indietro, agli anni ’80, quelli della violenza, che ha insanguinato interi quartieri della città.

 

Nell’Irlanda del Nord, dopo un ventennio di morti cruente dovute agli attentati dell’Irish Republican Army (Ira – esercito indipendentista) e alle risposte altrettanto decise dei militari britannici, nel 1998 i rappresentanti della comunità cattolica, repubblicana e filo irlandese e di quella protestante, unionista e filo britannica firmarono gli accordi del Venerdì Santo per un cessate il fuoco e un disarmo delle fazioni paramilitari. Ora gli scontri di lunedì e martedì  notte sono stati certamente tra i più violenti di questi anni e hanno lasciato sbigottita l’intera città, anche se il fenomeno è limitato al solo quartiere periferico di Short Strand.

 

Nostre fonti accreditate parlano di quattrocento giovani coinvolti, appartenenti in gran parte a classi sociali disagiate che dietro l’ideologia orangista, che rivendica un primato protestante sui cattolici, in realtà manifestano i timori e lo scontento per una situazione economica sempre più precaria e per un futuro che vedono grigio e cupo. Questi ragazzi, spesso disoccupati, vivono in strada e sono stati ingaggiati nella Uvf (Ulster volounteer Forces), un gruppo paramilitare, il cui capo sta cercando un riconoscimento pubblico ed usa queste dimostrazioni violente per accreditare la sua forza all’interno del gruppo.

 

«Non c’è stato nessuno scontro tra protestanti e cattolici – ribadiscono le nostre fonti – in quel quartiere vivono solo protestanti e i cattolici sono una sparuta minoranza». La polizia intanto ha arrestato un giovane armato, ma non si può dire che ci siano gli arsenali degli anni ’80. A Belfast è comune, ancora oggi, sentire esplodere una bomba e in questi mesi ne sono esplose parecchie di fattura artigianale, ma senza vittime. Le tre organizzazioni radicali che continuano ad esistere dopo il cessate il fuoco firmato dall’Ira, cercano un riconoscimento, ma la gente non vuole rivivere gli anni di sangue: ora tutti vogliono mantenere la serenità e non elevare più barricate. Belfast deve vivere in pace, anche tra le tensioni che indicano un cammino certamente non concluso, ma che si vuole continuare a percorrere con decisione.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons