I bei film dell’estate

Il tuo ultimo sguardo, diretto da Sean Penn è uno sguardo durissimo sulla tragedia che investe  l’Africa e di cui i media parlano troppo poco. Codice criminale, opera prima di Adam Smith, è un thriller particolare che ci riporta allo scontro padre-figlio, una tematica ormai onnipresente al cinema.
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Per quanto possa sembrare strano, ma poi a ben vedere non lo è, i distributori  programmano i bei film durante la stagione estiva. Quando  le sale sono semideserte. È un vero peccato, ma agli affari non si comanda. Così il livello culturale, già basso, del Belpaese  scende, purtroppo.

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Ma chi vuole, potrebbe non perdere un film come Il tuo ultimo sguardo, diretto da Sean Penn. Uno sguardo durissimo sulla tragedia che investe  l’Africa e di cui i media parlano troppo poco. Qui siamo nella Liberia devastata  dalla guerra civile e due medici, Miguel (Javier Bardem) e Wren (Charlize Theron) si trovano tra combattimenti feroci, feriti dissanguati, civili usati come scudo umano e bambini disperati (terribile la scena del ragazzo che dovrebbe uccidere il padre…). Nessuna pietà, solo odio, e la dedizione di lui, che viene da una infanzia difficile, uomo libero, e lei, borghese, direttrice di una organizzazione umanitaria. Due mondi che si incontrano, si scontrano: un amore difficile da mantenere unito.

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L’umanità della gente povera e ferita alza il suo grido per farsi sentire da questi europei che qui imparano cosa sia la vita e il dolore. La lezione è dura: in un momento in cui i due medici con un gruppo di persone vengono assaliti da alcuni ribelli violenti, lei urla una frase tragicamente comica nella sua assurdità: «Farò un rapporto alle autorità», il che significa che non ha capito ancora l’irrazionalità della guerra, l’inutilità di appellarsi a qualche ente sovranazionale (sulla cui efficacia Penn esprime i suoi chiari dubbi) e la necessità  di fare la sola cosa possibile: salvare vite. Se Wren fatica a comprenderlo, Miguel invece vi si butta completamente. Lui non è un eroe sbadato: ha paura, sa cos’è il dolore, ma ama la vita. Lei invece non è libera dentro di sé, il viaggio verso la scioltezza del cuore sarà lungo.

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Unire la love story, ben poco romantica, con l’immersione in uno scenario  di guerra crudele e a noi poco noto, fa sì che le due anime del film talora trovino qualche impaccio nell’armonizzarsi. Ma lo stile sintetico, anche aspro, di Penn comunica sempre una intensità notevole, aiutato dalla forte performance di Bardem, attore quanto mai maturato, immedesimato totalmente nel personaggio, vero focus del film. CharlizeTheron è bella e brava, forse troppo perfetta,  ed a lei Penn dedica frequenti primi piani.

Quello che tuttavia dà valore al lavoro è il grido doloroso  che lo attraversa da cima a fondo, un dolore autentico, senza riposta, nè dal cielo (a cui i due europei non credono) né dalla terra. Si può solo condividerlo, come gesto di una pietas che innanzitutto dà riscatto a chi la pratica. Fa bene vedere questo film con cui Penn, molto  impegnato nel sociale,  vuole farci scuotere e pensare.

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Codice criminale, opera prima di Adam Smith, è un thriller particolare. Siamo nell’Inghilterra periferica dove una famiglia di origini irlandesi vive ai margini della società la vita libera e brava di rapinatori e razziatori. Niente scuola per i figli, nemmeno per l’amato Chad (Michael Fassbender), ha decretato il ruvido e anarchico capoclan (Brendan  Gleeson). Ma il figlio non ci sta, vuole educare i due suoi bambini. Lo scontro padre-figlio è inevitabile e ci riporta ad una tematica ormai onnipresente al cinema. Solo che qui si presenta all’interno di una condizione sociale anarchica che piace in fondo a tutti, e Chad è combattuto: non solo dal padre che gli smonta ogni progetto di libertà, ma anche dentro di sé. Da una parte l’emarginazione sociale a cui son costretti i suoi figli lo scuote, dall’altra ama follemente le fughe in auto dalla polizia, che non lo lascia mai in pace, anzi gli prende i figli.  Solo un atto di disperato amore può salvare la situazione.

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La tensione tra le due generazioni è  il centro più profondo del film. Espressa dalla recitazione, anima e corpo di un vulnerabile “eroico” Fassbender e di un tremendo “glaciale” Gleeson.  Due grandi attori per un racconto che si libera via dagli schemi del giallo-poliziesco per diventare dramma cupo di conflitti interpersonali. Chi è il vincitore in questo scontro?  Cosa è meglio fare: rompere con la tradizione o lasciarsene soffocare? A noi la risposta conclusiva.

 

 

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