Beethoven, tutto esaurito?
Esplorazioni del repertorio del musicista tedesco ad opera di Francesco La Vecchia, direttore dell'Orchestra sinfonica di Roma
Continua l’esplorazione che Francesco La Vecchia, a capo dell’entusiasta Orchestra Sinfonica di Roma, fa del repertorio concertistico beethoveeniano. Il 15 e 16 maggio all’Auditorium di via della Conciliazione è toccato a brani sinfonici, come l’ouverture dal Fidelio e quella detta Le rovine di Atene, ma sono soprattutto i Concerti n. 3 e n. 4 a sedurre il pubblico di appassionati che ha gremito la sala.
La Vecchia ha gesto ampio e sicuro, l’orchestra risponde con slancio giovanile, sempre; questa volta, in particolare, sono emersi alcuni giovani strumentisti come il primo oboe, dal timbro pastoso e pieno di luce. E veniamo ai due concerti. Il Terzo (1803) è già nella dimensione “eroica” di quegli anni: si va liberando dalle cadenze mozartiane per prendersi momenti sognanti virili – il secondo movimento – e poi una libertà espressiva con temi facilmente memorizzabili nel primo e nel terzo. Risultato? Un brano affascinante ritmicamente e coloristicamente.
La pianista cinese Xu Zhong, tecnica molto buona, ha dato il massimo, pur con una certa metallicità di suono che le consiglierebbe di entrare maggiormente nell’anima del compositore. Il quarto Concerto rivela il lato riflessivo e ombroso di Beethoven: musica “difficile” perché esige non solo ottima tecnica, ma un saper legare la diteggiatura all’espressione della frase per ottenere quella morbidezza che è l’altra faccia del grande di Bonn. Applausi scroscianti dal pubblico per l’impresa concertistica.