Beethoven for ever
Le Sinfonie n. 3 e n. 6 del grande Ludwig sono così popolari che ad ogni esecuzione si corre il rischio di non aspettarsi più nulla di originale, se non una ripetizione del cliché del solito repertorio. Per fortuna, ci si può sbagliare. Ascoltando infatti l’esecuzione delle due sinfonie all’Auditorium Conciliazione a Roma, dirette con chiarezza insolita da Francesco La Vecchia ed eseguite con passione e slancio dai giovani dell’Orchestra Sinfonica di Roma, si cambia parere.
La Sesta Sinfonia “Pastorale” viene resa con leggerezza e nello stesso tempo con dinamiche travolgenti – l’episodio del temporale – mentre il celebre "Andante mosso", cioè la scena presso il ruscello, fa entrare in quell’amore per la natura che per Beethoven era il riposo del corpo e dello spirito. Fin dalle prime battute degli archi, si avverte la leggerezza dell’uomo quando ritrova sé stesso nell’armonia con il creato. E i legni dell’orchestra – molto puntuali – rendono il senso profondo di pace, come nel lungo finale, così corale e religioso in senso nobile.
Quando poi si passa alla Terza Sinfonia “Eroica”, anche se la cosiddetta "Marcia funebre" è suonata con un tempo forse troppo lento, i due ultimi movimenti sono travolgenti e rispondono bene all’esplosione vittoriosa con cui la sinfonia si apre. La gioia di Beethoven è resa dall’orchestra come una frenesia giovanile scatenata e chiara. Diretta dalla bacchetta fremente di La Vecchia l’orchestra brilla in chiarezza, precisione, dando risalto ad ogni singolo strumento – corni e clarinetti – in una vibrazione tattile della musica. La quale ci prende con sé, come appunto voleva Beethoven, musicista sempre attuale.