Beethoven a Roma

L’Accademia Nazionale Santa Cecilia ha ripreso i concerti pubblici dedicandosi al Beethoven integrale delle Nove Sinfonie
Beethoven ARCHIVIO

Coraggiosamente, l’Accademia Nazionale Santa Cecilia ha ripreso i concerti pubblici, anche se nell’ampia cavea del Parco della Musica, affollata di gente giovane ed entusiasta. Dedicandosi al Beethoven integrale delle Nove Sinfonie, dirette con foga passionale da Antonio Pappano. Il quale preferisce una lettura tempestosa della Seconda Sinfonia anni 1801-1802 – ben altra cosa da Haydn – ed ha ragione. Emotiva in modo espressionistico, dinamica nell’alternanza di pieni e vuoti, di moto perpetuo, di ritmo, è una tempesta che non ci si aspetterebbe, presente pure anche se in modo nascosto nel Larghetto centrale, ampio e sonoro  come un corale.

Ma è il ritmo pulsante a farla da padrone ed è la lettura incalzante di Pappano che deve esser piaciuta ai giovani e ai ragazzi presenti, così moderna. Beethoven è uno che non invecchia mai. Basta ascoltare la celebre Sesta, la Sinfonia Pastorale del 1808, contemporanea alla Quinta.

Ma qui non c’è dramma, solo la serenità delle vita in campagna, la vista dei prati, del ruscello, l’ascolto degli uccelli – mimati da flauto oboe e clarinetto alla fine del secondo tempo – , la gioia rumorosa di una danza contadina e poi l’immensità del temporale. Dove certo la serenità si perde in una descrizione catastrofica (l’ottavino mima i l sibilo del vento) –  Beethoven ama i contrasti drammatici -ma poi svanisce nella pace ritrovata e nel canto di ringraziamento a Dio. Capolavoro non di terribilità ma di leggerezza e di soavità gustata nella ripetizione dei motivi campestri, pur nei bruschi salti rimici tipici di Ludwig, la Sesta è  difficile da eseguire per le sfumature, i colori, i cambiamenti di tempo che richiedono elasticità e precisione in una partitura che non è per nulla romanticismo ma semplicemente gioia della natura.

Pappano dosa colori e dinamiche con attenzione, fa brillare i violini primi – la sezione stupenda dell’orchestra ceciliana –  come raggi luminosi e cantabili e squarcia la notte estiva con gli ottoni, non senza aver però lascio gli archi gravi e i legni liberi di “cantare” la bellezza della natura. Esecuzione bella, lieta e pubblico felice. Si continua stasera con le sinfonie n. 5 e n. 8 e il 24 con la Nona.

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