Bebele e Pentecoste
L’uomo in comunione con l’altro, con tutti: questa è l’umanità.
Lo Spirito Santo, legame d’amore tra il Padre e il Figlio, è considerato dai teologi il plasmatore della storia e della socialità umana, perciò sorgente e modello dei media. Fare il comunicatore è un mestiere o una missione? Dipende da come lo si vive. «Non lasciate che il vostro lavoro vi guidi ciecamente – ha detto il papa a Los Angeles –. Come comunicatori siete i custodi e gli amministratori di un immenso potere spirituale che appartiene all’umanità».
Questo richiamo carica il “mestiere” mediale di responsabilità non sempre presenti al nostro orizzonte, quasi un riflesso del “mandato” che Gesù affermava di aver avuto dallo Spirito Santo. È lui che ci spinge a raccogliere tutti gli uomini in una sola famiglia, attraverso la comunicazione, primo passo verso l’unione nell’amore reciproco.
Nella Bibbia ci sono due speciali episodi di comunicazione globale: uno negativo: Babele; uno positivo: Pentecoste. A Babele si erigono mura sempre più alte, si afferma il mito dello Stato e del Mercato, l’inviolabilità del gruppo. A Pentecoste, «ciascuno sentiva parlare nella propria lingua nativa». Lo Spirito Santo trasforma individui di provenienza, cultura, interessi diversi, in persone attente al collettivo, pronte a esperienze comunitarie nuove, inattese, verso una verità sempre più piena. Si annulla l’isolamento individuale o di gruppo, ci si apre al miracolo della comunione, mantenendo nel contempo la molteplicità linguistica e storica. E più s’allarga la rosa dei rapporti, più l’uomo è sé stesso; l’uomo in comunione con l’altro, con tutti: questa è l’umanità.
Dunque, a Dio non piace l’unicità, l’uniformità, l’omologazione, la chiusura. Lui ama la diversità, la molteplicità di esperienze legate alle varie culture, razze, tradizioni, perfino le differenti forme d’invocazione con cui gli uomini si rivolgono a lui.
In certo modo, Babele e Pentecoste richiamano anche l’attuale confronto tra la realtà della globalizzazione standardizzante e l’ideale di un mondo unito, progetto che anima anche queste pagine.
Nessuno deve rinunciare alla propria identità o alla ricchezza culturale che l’idioma di ciascuno manifesta. Qui si riconosce la varietà delle culture, delle esperienze sociali, politiche, religiose dei vari popoli come una ricchezza inalienabile, e il dialogo tra quelle come il vero cammino verso il futuro che ci attende.