Beatles: cinquant’anni di gloria

Nell’ottobre di mezzo secolo fa usciva Love me do, il primo singolo di un quartetto di ragazzotti di Liverpool destinato a segnare la storia del Novecento
beatles

In pochi anni di carriera (di fatto dal ’62 al ’69) i Fab-Four rivoltarono il mondo vacuo del pop come un calzino, imponendo ai vocabolari nuovi concetti da aggiungere a parole come gioventù, canzone, stile. Soprattutto, in un ambiente ancora segnato da un radicale individualismo, mostrarono come un gruppo musicale poteva esser qualcosa di molto più complesso di un ensemble composto da un leader e dai suoi comprimari: un’entità unica e compatta, ma composta di ben distinte complementarietà, la cui forza era qualcosa di più della semplice somma algebrica dei singoli talenti.

Cinque decenni dopo possiamo ben dire che il teorema beatlesiano resta valido e che i quattro furono ben più che un effimero fenomeno di costume e una fantastica fabbrica di canzonette: «Hanno innovato i linguaggi elementari del pop e della canzone d’autore – mi conferma Franco Zanetti, uno dei massimi esperti in materia ed autore per l’editore Giunti del nuovissimo Libro Bianco dei Beatles –. Ma non solo: il loro eclettismo li ha portati a cimentarsi con una gran varietà di generi aprendo la strada a una serie infinita di nuove contaminazioni stilistiche. Anche per questo credo che la loro storia sia destinata a restare irripetibile, tanto più che ben difficilmente potranno ripetersi le condizioni socio-culturali e di mercato che generarono e segnarono la loro straordinaria avventura».

Il volume – oltre 400 pagine stracolme di aneddoti, curiosità, gossip e sorprese – passa in rassegna, scheda per scheda, tutte le 216 canzoni che compongono il repertorio ufficiale dei Beatles, comprese alcune cover e cinque brani rimasti inediti fino a pochi anni fa. Non è l’ennesima esercitazione critica, né una maniacale e frigida raccolta di dati, piuttosto una rigorosa ricostruzione di una delle vicende più significative della storia del music-business: «Ho cercato di riferire ecumenicamente le diverse versioni dei fatti e le varie interpretazioni dei testi – aggiunge l’autore che è anche il direttore del celebre sito Rockol –. Sono andato a spulciare la loro sterminata  bibliografia (personalmente ho circa 400 degli oltre duemila libri scritti finora), ho comparato articoli e interviste d’epoca, passando anche un bel po’ di tempo a confrontare e verificare l’infinità di dati reperibili sul web».

Il risultato è un’opera piuttosto stuzzicante, anche per chi dei quattro baronetti di Liverpool non conosce che le imprese più eclatanti e chiacchierate. Di certo, se c’è qualcosa che su di loro non sia stata ancora rivelata o specificata, qui correte il rischio di trovarla.
 
 

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