Beatificazione: una festa di popolo
"Una ragazza moderna, sportiva, positiva che trasmette ottimismo e speranza”. 25 mila partecipanti al Santuario del divino amore di Roma.
Erano attesi in 13 mila. I dati dei vigili del fuoco invece parlano di 25 mila. La collina sulla spianata davanti al santuario del divino amore di Roma era la navata esterna, altrettanto raccolta e in preghiera, anche se decisamente più colorata per gli striscioni, le bandiere, la pelle. Alla beatificazione di Chiara Luce Badano sono accorsi da 71 Paesi: Australia, Corea, Pakistan, Vietnam, Siria, Russia, Cina.
Scorrere l’elenco inserito nella cartella stampa impressiona, ma sorprende ancor di più incontrare le storie di quanti sono qui per rendere omaggio, per ringraziare o per capire questa giovane di Sassello che oggi la chiesa innalza sugli altari.
“Una ragazza moderna, sportiva, positiva in mondo ricco di benessereci trasmette un messaggio di ottimismo e di speranza”, così si è espresso mon. Angelo Amato, prefetto della congregazione delle cause dei santi. “Anche oggi la breve stagione della gioventù può essere vissuta nella santità” ha continuato. Ha raccontato poi episodi semplici e quotidiani della vita di Chiara Luce, e i passaggi duri della malattia: tutto filtrato dalla scelta logica di vivere il vangelo, insieme alla famiglia e ai giovani con cui aveva intrapreso l’avventura della spiritualità del movimento dei focolari.
Guardandosi attorno si vede la trasversalità di Chiara Luce: ci sono i settantenni e i piccoli, gli europei e gli asiatici. Tantissime famiglie e più di 100 sono i sacerdoti che hanno concelebrato la messa di beatificazione, 14 i vescovi da Tailandia, Cuba, Argentina, Siria, Lussemburgo e tra questi i nunzi di Iraq, Giordania.
Trasversali sono le storie di chi popola la spianata e il santuario. C’è Katrine: ha dieci anni viene dalla Scozia e si prepara a ricevere la Cresima. Ha sentito parlare di Chiara Luce e vuole prendere il suo nome secondo una tradizione che nel suo paese consente di affiancare in quest’occasione il nome di battesimo ad un altro nuovo. I genitori sono venuti con lei per capire e conoscere. Claudio e Simona di Pantelleria a gennaio hanno perso una figlia. Anche loro sono qui e non mesti, perché “ la fede e il sostengo di tanti che vivono la spiritualità dei focolari ci hanno ridato serenità”. Poi c’è chi l’ha conosciuta su internet o ha intercettato i messaggi criptici di una figlia e ha voluto seguirla in questa due giorni romana. Non si smetterebbe di ascoltare storie e vite toccate casualmente o volutamente da Chiara Luce: un popolo quello che si è dato appuntamento questo pomeriggio al Divino amore.
Del resto Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari, che Chiara Luce aveva incontrato da piccola, vedeva la santità come esperienza di popolo, a cui tutti possono aspirare, mettendo in pratica il Vangelo, l’amore e quei diamanti citati da Amato durante l’omelia, che sono poi i punti cardine della spiritualità dell’unità: dalla scoperta di Dio come amore, alla Parola, al fratello, al dolore espressione di un Dio abbandonato sulla croce, ma risorto.
Maria Voce nel suo saluto ha detto: “E’ un momento storico, una conferma, da parte della Chiesa che la spiritualità dell’unità vissuta porta alla santità. Chiara Badano è la prima beata riconosciuta dalla Chiesa,che ce la ridona per tutta l’umanità e per i giovani in particolare”.
In chiesa in prima fila ci sono i genitori di Chiara Luce, composto il papà Ruggero, radiosa la mamma Maria Teresa. In una breve dichiarazione rilasciata alla stampa a conclusione della messa ha dichiarato: “E’ stata un’emozione grandissima, abbiamo un’infinita riconoscenza a Dio per averci dato una figlia così. Nei momenti di grande dolore, la consolazione può arrivare solo da Dio. E’ stata poi la forza dell’unità a sostenerci, quella anche di tante persone del movimento”.
In un mondo spesso malato di tristezza e di infelicità come ribadiva mons. Amato, questo spettacolo interroga ed è una fiaccola di speranza accesa nella notte, una fiaccola che non teme tempeste, intense oscurità, gli scetticismi del tempo è lì ad indicare una strada, un cammino non in solitaria, ma di popolo.