Beati voi che ora piangete…
Dal commento di don Pasquale Foresi alla Parola di vita del mese di maggio, proponiamo questa breve sintesi.
Gesù ha voluto prendere quest’espressione esterna dei nostri dolori, la più comune, per darle un nuovo significato. Sul pianto, infatti, è inutile parlare, tanto esso è legato all’esperienza e alla vita di ognuno. (…) Verso chi piange, le Scritture ci mostrano Gesù che è misericordioso, come nel pianto della donna peccatrice (Lc. VII, 38) o come nel caso della figlia di Giairo (Mc. V, 39): era questo un pianto dovuto a un affetto familiare, uno dei pianti più comuni che si possono verificare. E il pianto, Gesù l’ha preannunziato ai suoi: sarà il pane quotidiano di coloro che vogliono portare il Regno di Dio. (…)
Ma nel sermone della montagna il pensiero di Gesù sul pianto è ancora più preciso e profondo: «Beati voi che ora piangete, perché riderete» (Lc. VI, 21). Non solo Gesù ha sentimenti di misericordia, ma addirittura consacra ai piangenti una beatitudine. Il pianto ha acquistato da allora tutto un nuovo significato, profondamente umano e cristiano. È divenuto uno strumento di penetrazione nel Regno dei Cieli, di purificazione della nostra anima dai peccati, di rigenerazione spirituale dopo la caduta del peccato originale. (…)
Solo Gesù ha saputo cogliere nella sua compiutezza questo sentimento dell’uomo, senza esaltarlo e senza negarlo, così come è nella sua umanità; ma proprio con essa dando una visione serena e gioiosa, una gioia nel pianto, unendo così due opposti, come solo Lui poteva fare, Lui, che essendo il Verbo di Dio, aveva assunto la natura umana, Lui che ha voluto provare con noi questo sentimento: aveva voluto piangere.
Chissà quante volte ha pianto Gesù! I Vangeli accennano al pianto di Gesù per Lazzaro (Giov. XI, 30) e all’altro sulla città di Gerusalemme. Ma certamente tante altre volte avrà provato questo moto dell’animo dando ad esso un valore infinito. È per questo che il nostro pianto è una beatitudine, è una gioia. Quante volte ci verrebbe la tentazione di non volere il dolore e il pianto ed invece occorre fargli festa: è per esso infatti che saremo felici, e non solo nell’altra vita, ma in parte anche in questa, incominciando a provare le gioie spirituali, quelle che Gesù ha promesso ai suoi, che piangeranno ma che proveranno al tempo stesso una gioia che solo Lui sa donare.
Pasquale Foresi