Bea, il cardinale dell’unità
L’Autore ci fa rivivere tutta la complessa e cruciale vicenda del Vaticano II: Bea presidente del Segretariato per l’unione dei cristiani, Bea padre conciliare, ambasciatore dell’unità che gira l’Europa e ben quattro volte si reca negli Stati Uniti per sensibilizzare, con conferenze, interviste e articoli, il popolo di Dio per la causa dell’unità – ha detto il card. Willebrands -. Il volume offre anche un’abbondante sintesi del pensiero di Bea su tre grandi temi a cui ha dedicato la sua attività di cardinale: l’unione dei cristiani, le relazioni della Chiesa con il popolo ebraico, l’unità della famiglia umana. Presentata a Roma il 12 febbraio, l’opera, definita monumentale, raccoglie la vita e l’attività di uno dei più grandi protagonisti dell’ecumenismo, il cardinale Agostino Bea. Il volume dal titolo Agostino Bea, il cardinale dell’unità, pubblicato dall’editrice Città Nuova, è stato scritto dal padre Stjepan Schmidt, che fu suo segretario per ben 25 anni.(…) Per l’unità dei cristiani, Bea era convinto che la strada fosse vivere la verità nella carità, cioè ricercare e vivere tutta la verità, tutto il Vangelo che Cristo ci ha lasciato; però viverlo nella carità. Ripeteva spesso infatti che la verità da sola è dura e può respingere, la carità da sola non può durare. Quindi ci vuole l’una e l’altra. Nei suoi non pochi scritti e discorsi sull’unità, egli ha costantemente ribadito il fatto che l’unità e la santità devono camminare insieme, e che la santità della Chiesa deve essere altrettanto visibile quanto la sua unità. In un brano del suo diario intimo, riportato dal padre Schmidt, fra numerosissime altre citazioni di grande rilevanza, possiamo cogliere l’animo con cui Bea svolgeva la sua missione: Il lavoro va compiuto con interiorità (…), e con forza soprannaturale. Tutti devono vedere che in quello che faccio non c’è desiderio di potere, non interesse terreno, non attivismo, non routine, bensì autentico spirito di Cristo (…)…). La mia vita spirituale e tutto il mio operare devono ruotare attorno a Gesù: Lui tutto!.(…) Padre Schmidt, nella presentazione, si è chiesto quali sono stati i fattori che hanno contribuito a plasmare il cardinale dell’unità. È così venuto in particolare rilievo il grande debito che il cardinale aveva verso due grandi papi: Pio XII di cui fu per 13 anni confessore e consigliere, e Giovanni XXIII. È abbastanza nota la straordinaria comprensione e, diciamo pure, amicizia che esisteva tra il cardinale e papa Giovanni XXIII: Pensi quale grazia mi ha fatto il Signore di aver scoperto il cardinale Bea disse papa Giovanni ad un suo visitatore. Poco conosciuti invece gli stretti legami che esistevano tra il padre Bea e Pio XII e l’influsso che ha esercitato sul futuro cardinale. (…) Molto significative alcune sue dichiarazioni – che per alcuni sembreranno sorprendenti – che sottolineano come gli inizi di importanti iniziative di papa Giovanni XXIII appaiono già nel pontificato di Pio XII, ha formalmente detto l’Autore alla presentazione dell’opera. Nell’impossibilità di esaminare tutti gli spunti e gli approfondimenti della biografia, mi pare che un pezzo della prefazione del Willebrands fornisca tout-court la chiave di lettura e del profondo interesse dell’opera: Rifacendoci al titolo di questa biografia, possiamo dire che Agostino Bea fu il cardinale dell’unità anche e in primo luogo perché era profondamente unito in sé stesso. Il considerarsi semplicemente uno strumento per condurre gli uomini a Dio e Dio agli uomini, conferiva alla sua personalità un’intima armonia, orientandola alla profonda unione con Dio in Cristo. È qui che va ricercato il segreto dell’incredibile efficacia della sua testimonianza e della sua azione a favore dell’unità, nel senso più ampio della parola.