“Basta violenza, dialoghiamo” l’appello del rabbino

Mentre si cerca una soluzione al conflitto israelo-palestinese, il direttore dell'Interreligious Coordinating Council in Israel (ICCI) chiede che le armi tacciano e che Hamas e il governo israeliano si parlino direttamente e senza mediatori seduti ad uno stesso tavolo
Medioriente

«Ogni giorno, col fiato sospeso, aspettiamo la settimana del cessate il fuoco, la settimana in cui i tentativi in corso di distruzione reciproca cesseranno e le vittime civili innocenti di entrambi i lati potranno riprendere a respirare e smettere di vivere nella paura. La spirale di reciproca violenza e recriminazioni deve finire il più presto possibile!

L'ala militare di Hamas e i suoi alleati islamici hanno lanciato centinaia di missili in tutto il sud e il centro di Israele, causando quasi nessun danno fisico, ma istillando paura nei cuori e nelle menti di milioni di genitori israeliani e dei loro figli. Sono riusciti ad attuare la loro campagna di terrore psicologico. Dall'inizio dell'invasione terrestre, hanno ucciso 32 soldati israeliani e ferito più di 100.

Milioni di israeliani si sono riparati nei loro rifugi e nelle loro "stanze sicure" ogni giorno, specialmente di notte, in modo da evitare i missili in arrivo da Gaza. Il trauma psicologico è stato enorme e continua ogni giorno.

L'esercito, la marina e l'aviazione israeliana hanno lanciato la scorsa settimana l'invasione di Gaza, con il dichiarato proposito di distruggere i tunnel costruiti da Hamas che arrivano sotto le comunità israeliane vicino al confine. L'esercito ha reagito con molta forza, bombardando i siti militari sospetti e distruggendo i tunnel. Questo è stato fatto per mandare un messaggio ai leader di Hamas che devono fermare la loro follia.

Allo stesso tempo la campagna ha portato a centinaia di vittime civili innocenti e più di 3mila feriti, molti dei quali donne e bambini; inoltre sono state distrutte moltissime proprietà e 100mila persone sono state costrette a fuggire dalle loro case. Eppure, Hamas e altri militanti islamici continuano a sparare a Gaza sempre più missili con poca o nessuna preoccupazione per le perdite dalla loro parte.

È la pressione militare a portare Hamas al tavolo delle trattative? Sembra che la risposta sia negativa. L'uso di una forza ancora maggiore sembra renderli follemente più ostinati.

E davvero i diplomatici che fanno la spola per tutto il Medioriente hanno la percezione dell'urgenza? Sembra che la risposta sia negativa, poiché non riescono a convincere le due parti a cercare un compromesso alle loro richieste, e i colloqui si trascinano inutilmente di giorno in giorno.

Allo stesso tempo, ci sono stati alcuni scandolosi "leader" in Israele che hanno incitato le Forze di Difesa Israeliane a passare all'offensiva e riconquistare Gaza! Com'è bizzarro! A quanto pare dimenticano i nostri 18 anni nel sud del Libano! Vivono nel passato, pensando ancora che la forza militare sia il miglior modo per risolvere i conflitti.

Ma ora che siamo già da una settimana impegnati nell'offensiva via terra, ci si deve porre molte domande: C'è una fine all'orizzonte? Gli obiettivi dell'operazione sono limitati e realistici? È solo un intervento chirurgico? Il ministro della Difesa ha detto che l'offensiva sarebbe durata tre giorni! Ma un altro militare anziano ieri notte ha detto che ci vorranno altre 2 settimane!

Si psonno distruggere tutti i tunnel che portano alle comunità israeliane vicino al confine? E cosa vuol dire "per ripristinare la pace"? Quanto tempo ci vorrà? È realizzabile? E a che prezzo? Stiamo entrando nel pantano di Gaza, reminiscenza di quello libanese? Stiamo affondando sempre  più nel fango? Siamo sull'orlo di una mini guerra di logoramento? Esiste una strategia d'uscita? Queste domande sono nelle menti di ogni israeliano.

Dopo che le pistole e i lanciamissili taceranno – si spera il più presto possibile – la domanda chiave diventerà subito: Possiamo passare dalla distruzione al dialogo, dalla negazione dell'altro a  negoziati più seri?  Quando arriveremo a capire che la potenza militare è limitata e non può aiutare a realizzare una durevole e pacifica coesistenza?

Come verrà raggiunto esattamente il cessate il fuoco se non attraverso il dialogo e i negoziati? Israele non parla con Hamas, ma parla con i leader egiziani, che parlano con i leaeder del Quatar che parlano con i leader di Hamas per noi! Per molti anni, non abbiamo parlato con i leader dell'OLP, finché non abbiamo capito che parlare è l'unico modo efficace per far progressi e  per raggiungere la pace.

Alcuni leader di Hamas prospettavano qualche idea di una "hudna", una tregua, di 10 anni. Questo è incredibile e non deve essere totalmente ignorato. Forse alcune idee possono essere vantaggiose per entrambe le parti.

Possiamo parlare indirettamente ad Hamas, in un primo momento, come abbiamo fatto per anni. Questo è il metodo che ha portato alla liberazione di Gilad Shalit. Ed è il modo con cui è stato raggiunto il cessate il fuoco in passato. Parlare è meglio che sparare, è meno dannoso per gli esseri umani su tutti i fronti.

Ma alcuni sosterranno che negoziare è molto complicato e spesso molto ingarbugliato, che funziona solamente alla fine di una campagna militare, e che l'altro lato – si aggiungerà  – fa troppe richieste irrealistiche.

Forse è così. Ma, alla fine, non c'è un'alternativa reale al dialogo e ai negoziati se vogliamo vivere in pace con i nostri vicini. La via militare – anche se è giustificata dal far saltare in aria tunnel pericolosi che arrivano sotto le nostre comunità – porta con sé troppi danni e distruzione, di vite, di proprietà, e genera solo più animosità e odio.

Ora è il momento, quindi, di passare dal danno e dalla distruzione, al dialogo e alle deliberazioni».

Dr. Ron Kronish

traduzione a cura di Francesco Carta

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