«Basta imperialismo culturale»

Forte presa di posizione dei vescovi: l'Occidente non può imporre modelli ai popoli africani.
Sinodo Africa
Entra ogni giorno di più nel vivo dei problemi cruciali la riflessione dei presuli, sino a denunciare l’imperialismo culturale dei Paesi ricchi.

La grande sfida resta quella dell’inculturazione. Ben lo evidenziava il documento preparatorio dell’assise. E la Chiesa stessa è pienamente coinvolta.

 

Da un lato, a motivo della globalizzazione «le società africane costatano, impotenti, la disgregazione delle loro culture», con la progressiva perdita di quegli «autentici valori africani di rispetto degli anziani, della donna come madre, della cultura della solidarietà, dell’aiuto reciproco e dell’ospitalità, dell’unità, della vita, dell’onestà, della parola data». Dall’altro, la Chiesa può «formare cristiani autentici solo prendendo seriamente in mano l’inculturazione del messaggio evangelico».

Sinora la Chiesa cattolica ha mantenuto in Africa un profilo in gran parte missionario, ovvero sostanzialmente clericale, in cui il sacerdote è la persona che tutto governa. Un’impostazione, questa, perfettamente in linea con le espressioni delle culture locali.

 

Ma la sfida dell’inculturazione smaschera un equivoco di fondo, che condiziona anche l’annuncio missionario: si continua, cioè, a ritenere che esista una sola vera cultura, quella europea, che assicura la trasmissione del Vangelo e garantisce la strada della salvezza. E invece non ci sono culture nobili e culture primitive, ma tutte hanno pari dignità e diritto di cittadinanza. Allora, diventa un imperativo far tesoro e valorizzare le tante caratteristiche della cultura africana già in sintonia con il Vangelo.

Perché il rischio di fondo per il futuro della Chiesa in Africa è che la scelta di fede risulti per tante persone un’adesione ad una proposta religiosa e culturale che resta estranea all’universo di riferimento del proprio mondo.

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons